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ECONOMIA

Sannio e Alto Casertano, il dramma dei ristoratori: se non intervenite, chiudiamo per sempre

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“A una ‘catastrofe’ come quella che stiamo vivendo si aggiunge il danno di una situazione dovuta alla mancanza di soluzioni da parte del governo a tutela di chi in questo periodo sta vivendo la peggiore crisi della propria vita personale e professionale, e non è illogico pensare che proprio il settore enogastronomico italiano sia tra i primi a subirne le conseguenze, visto che proprio questo settore è stato da subito quello su cui si è intervenuto per la chiusura a causa della criticità di diffusione del covid-19”.

Inizia così il grido d’allarme lanciato dai ristoratori del Sannio e dell’Alto Casertano: “Al grido di ‘Siamo Chiusi’ prima e ‘Sannio e Alto Casertano Resistono’ poi, la maggior parte dei ristoratori si è spontaneamente unita senza forme associative, ma liberamente e spontaneamente, con l’unico fine di seguire per la prima volta una linea comune per garantire la salvaguardia di ‘tutti’, dei nostri clienti e di noi stessi, anche prima dei decreti che lo imponevano.

Abbiamo rispettato con una dignità che andava oltre le nostre possibilità la situazione, intraprendendo anche azioni di volontariato e a sostegno per chi aveva ancora più bisogno di noi. Abbiamo messo da parte la nostra vita e la nostra passione per garantire al governo la massima efficacia delle disposizioni che emanava, seguite da quelle regionali e locali, sempre più stringenti. Abbiamo confidato in un governo che per la prima volta sembrava davvero intenzionato a sostenerci in questa crisi con strumenti validi. Abbiamo aspettato ogni giorno le parole di Conte, che citasse anche solo una volta il nostro settore. Abbiamo aspettato la ‘cura’ tanto attesa, e non solo quella per il virus, che tutti speriamo di avere presto.
Abbiamo aspettato ma… adesso?

Siamo la provincia e l’area con il minor numero di contagiati d’Italia attualmente, meritiamo il rispetto di chi sin da subito ha interpretato correttamente tutti i dispositivi. Meritiamo come tutti i ristoratori d’Italia di avere rispetto per i quasi 100 miliardi di fatturato annuo che generiamo. Meritiamo una voce che ci sostenga, soprattutto nelle più piccole province, già martoriate da fatturati mediamente più bassi rispetto alle medie nazionali. Meritiamo di non dover aggiungere alla morte di tante persone la morte imprenditoriale di ‘tutti’. Perché tutti insieme, così come abbiamo deciso di chiudere per questa drammatica emergenza, stiamo iniziando a pensare di CHIUDERE DEFINITIVAMENTE E PER SEMPRE. Tutti insieme, uniti dalle ultime grida di disperazione e dalla troppa sofferenza nel non riuscire più far fronte agli obblighi che abbiamo sempre assolto.

Abbiamo atteso il momento più opportuno – scrivono – per inviarvi questa lettera, pensando che potesse arrivare, ma ci rendiamo conto che non ci sarà un momento opportuno per manifestare l’allarme per una criticità che si aggiunge a una situazione già molto critica, che sono i numeri dei contagi e delle morti di questi giorni. Perché si rischia di aggiungere a una situazione disperata una realtà che potrebbe essere a breve, a brevissimo, ancora più disperata, quella della chiusura in blocco per fallimento e protesto di tutte le aziende di questo gruppo. Che non riguarda solo un centinaio di piccole aziende e un migliaio di dipendenti, ma anche tante piccole aziende locali che ci fornivano, e l’intero settore, che, nell’entroterra campano soprattutto, è sempre stato l’unico vero traino turistico ed economico che ha risollevato le sorti di aree interne da sempre bistrattate!

Il nostro ultimo grido disperato lo rappresentiamo alle istituzioni locali, ai Sindaci, al Sindaco di Benevento Mastella, al Governatore De Luca e al Presidente del Consiglio Conte, ma anche al Governo ed al Ministero.
E anche a tutti i nostri fornitori, di prodotti e servizi, utenze, proprietari degli immobili. Perché di indotto intorno a piccole realtà come le nostre ci sta molto.

Oggi: non sappiamo come fronteggiare le spese per le utenze e per le forniture di servizi. Non sappiamo come trattare con fornitori e banche che ci fanno pressione ogni giorno. Non sappiamo più come assolvere gli impegni presi per gli affitti. Non abbiamo nessuno strumento oggi che dia ‘ossigeno’. Ci state condannando. Aggiungendo a un danno catastrofico una condanna che si rivelerà anche più grave. Ne vedremo i numeri in futuro.

Chiediamo buon senso, chiediamo rispetto, chiediamo un futuro. Chiediamo disperatamente – concludono i ristoratori – una sorte diversa da quella a cui ci ha condannato uno dei peggiori mali della storia, sperando di non aggiungere tra gli artefici di questo disastro, oltre al virus, il nostro governo.

Vi aspettiamo oggi, perché domani sarà troppo tardi. Uniti e Insieme oltre 100 ristoratori adesso vi chiedono di intervenire. Altrimenti domani rischierete di dover far i conti con una perdita incalcolabile che brucerà anni di sforzi di chi ha combattuto onestamente per la proprio terra”.

(Sara Mirante)

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