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ECONOMIA

Piano Regolatore Asi, il presidente Barone risponde a Zarro

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“Ringrazio l’onorevole Giovanni Zarro, che tra l’altro è stato presidente dell’Asi a fine anni settanta, per le riflessioni sul Piano Regolatore, ma è bene ribadire che le linee strategiche del nuovo Piano ASI sono orientate in maniera tale che la localizzazione e il funzionamento delle aree con destinazione produttiva tengano conto di una serie di parametri determinati anche sulla scorta dell’esperienza, a volte negativa, degli ultimi quarant’anni di programmazione territoriale”. A scriverlo in una nota è Luigi Barone, presidente del Consorzio Asi di Benevento.

“In primo luogo le problematiche legate agli impatti sulle risorse ambientali, naturalistiche, storico-archeologiche, sulla salute umana e sulla qualità della vita delle persone hanno fortemente spinto il Consorzio ASI ad avere una particolare sensibilità alla questione della riduzione del “Consumo di suolo”,e una forte attenzione alla necessità di preservare quanto più possibile il nostro territorio.

Purtroppo è del tutto evidente che l’offerta di insediamenti (PIP e ASI) e la programmazione delle infrastrutturazioni delle aree industriali negli ultimi trenta anni è stata notevolmente sovradimensionata, in relazione all’effettiva domanda di lotti e agli effettivi riscontri di sviluppo del territorio, determinando un consumo di risorse economiche e ambientali senza precedenti. Non possiamo dimenticare che, per assecondare il principio della omogenea distribuzione delle aree industriali sull’intero territorio, negli ultimi anni hanno aperto e chiuso i battenti i Distretti industriali di Sant’Agata de’Goti e di San Marco dei Cavoti, e molte improbabili aree PIP, anche se infrastrutturate, oggi languono senza che vi sia alcuna attività imprenditoriale.

Il nuovo Piano ASI – prosegue Barone – ha come obiettivo fondamentale quello di raggiungere elevati livelli di qualità, efficienza ed ecosostenibilità. Si propone cioè una riduzione degli agglomerati (da 11 a 7), prendendo atto che, a meno dell’area di Ponte Valentino, di quella di San Nicola M.-San Giorgio del Sannio, Vitulano e in parte di Apollosa, i restanti agglomerati progettati oltre venti anni fa sono rimasti solo sulla carta. Si propone di trasformare i sistemi industriali (anche quelli come contrada Olivola nati con obiettivi diversi) in “eco-distretti”, finalizzati a disegnare un sistema di relazioni per la realizzazione di economie a ciclo chiuso, cioè un sistema territoriale di relazioni in cui aziende, istituzioni e attori locali collaborino al raggiungimento di obiettivi di performance economica e ambientale attraverso la gestione delle risorse naturali, con l’obiettivo ultimo di minimizzare le emissioni inquinanti (rifiuti, acque di scarico, emissioni atmosferiche), i consumi di risorse naturali e gli scarti di produzione; e magari con concrete speranze di creare nuove attività produttive e opportunità occupazionali.

In secondo luogo il nuovo Piano ASI tiene nella dovuta considerazione le scelte strategiche, altrove determinate, di sviluppo infrastrutturale per il trasporto merci su gomma e su ferro che, evidentemente, sono declinate in funzione dell’asse trasversale di collegamento tra Bari e Roma/Napoli e che tagliano trasversalmente il territorio della nostra Provincia. Peraltro, la stessa pianificazione di livello regionale (PTR) e provinciale (PTCP) stabilisce le priorità di scelte strategiche secondo le direttrici da noi individuate. E gli stessi comuni (anche del Fortore e del Tammaro), sui cui territori insistono (sulla carta) agglomerati ASI non infrastrutturati, hanno oggi aderito alla scelta di ridimensionamento.

Le direttrici di sviluppo delineate dal Consorzio ASI – aggiunge nella nota – permettono di costruire un’ipotesi di classificazione delle aree produttive esistenti e programmate (sia ASI che PIP), in relazione alla loro localizzazione ed alle risorse ambientali, territoriali ed infrastrutturali coinvolte, secondo il principio che un’area produttiva localizzata nei pressi di un centro urbano e distante dalle direttrici principali di traffico (con conseguenti flussi di mezzi pesanti che si riversano sulla rete stradale comunale e provinciale) non devono presentare le stesse caratteristiche (tipo di produzione e conseguenti impatti, quantità giornaliere dei flussi di merci, ecc.) di un’area produttiva ben collegata ad una direttrice nazionale di traffico e localizzata a congrua distanza dai centri urbani. La sostenibilità ambientale, nonché il razionale funzionamento del sistema produttivo locale, è appunto garantita dal criterio della congruenza localizzativa. Gli insediamenti produttivi esistenti e previsti (PIP e ASI) localizzati lungo la viabilità di rilevanza nazionale potranno avere impatti maggiori, con “oneri” ambientali, infrastrutturali e logistici calmierati da criteri compensativi di tipo ambientale. Gli altri insediamenti (PIP e ASI) localizzati lungo la viabilità di rilevanza provinciale potranno insediare attività a basso impatto ambientale più indirizzati alla reale vocazione turistico-culturale dei territori collinari e montani.

E’ per questi motivi – conclude Barone – che il Consorzio ASI intende, da un lato, ridurre la progettazione di nuovi agglomerati e, dall’altro, di acquisire la gestione di aree PIP già infrastrutturate che possono fungere da massa critica per un razionale, quanto virtuoso, processo di sviluppo dell’intero territorio provinciale”.

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