CRONACA
Un abbraccio lungo 13 anni: Syed ritrova il pizzaiolo sannita che gli salvò la vita
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Gli occhi umidi e la voce tremante, rotta dall’emozione del momento, un momento atteso da 13 lunghissimi anni. Oggi, in un ristorantino di Torrecuso, il giovane afgano Syed Hasnain ha riabbracciato il pizzaiolo sannita che gli cambio la vita. Quell’uomo dal cuore grande ha il volto e il nome di Carmine Calabrese, che lo vide quando era un ragazzino solo e abbandonato nel piazzale di un gommista, fuggito dalla guerra dopo mille peripezie, e gli diede un tetto caldo, del cibo e una opportunità di futuro.
La storia di Carmine e Syed è una favola di integrazione e riscatto, giunta ad un lieto fine grazie agli appelli del rifugiato politico e al tam tam mediatico della stampa nazionale e locale.
Durante una puntata del programma «Stati Generali» su Rai 3, l’uomo aveva espresso il desiderio di poter riabbracciare quel pizzaiolo beneventano che, anni fa, lo aveva aiutato riaccendendo nel suo cuore la fiammella della fiducia verso il prossimo.
La sua storia era salita agli onori della cronaca, in occasione della laurea in Scienze Politiche conseguita alla Sapienza di Roma. Fuggito a 10 anni dalla propria patria per opporsi al destino di diventare un miliziano jihadista, il piccolo Syed aveva iniziato un’odissea di 8 anni tra Pakistan, Iran, Turchia e Grecia. Nel 2007, tra mille peripezie, giunse a Brindisi nascosto sotto un Tir, prima di arrivare nel Sannio e incontrare la persona che ha trasformato il dramma in fiaba.
Oggi il trentenne Syed vive a Roma, ha una famiglia bellissima ed è presidente di «Unire», la prima associazione nazionale di rifugiati. La sua lunga ed emozionantissima giornata è iniziata nella sede del Consiglio regionale della Campania, per la consegna di un riconoscimento ufficiale della Regione, alla presenza del consigliere sannita e cittadino torrecusano Mino Mortaruolo e dell’Assessore alle Pari Opportunità, Chiara Marciani.
Le interviste nel servizio video