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Taglio dei parlamentari, Di Maria: “A rischio rappresentanza delle aree interne”

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Antonio Di Maria, nella sua qualità di Presidente della Provincia di Benevento e di Vice Presidente nazionale dell’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani (Uncem), ha espresso forte preoccupazione per il taglio del numero dei Deputati e Senatori che, con il voto della Camera nel pomeriggio di oggi, è diventato legge (non appena il Presidente della Repubblica firmerà questa modifica costituzionale).

Di Maria ritiene, infatti, che il potere di rappresentanza nelle sedi legislative da parte dei territori delle aree interne e montane, caratterizzate da fenomeni diffusi di spopolamento e desertificazione, verrà ulteriormente a ridursi a tutto vantaggio delle conurbazioni metropolitane. A meno che in sede di ridefinizione dei Collegi elettorali (conseguenza inevitabile di questa legge) si tengano nel dovuto conto le legittime istanze delle aree deboli. Se invece così non fosse, a giudizio di Di Maria, ne deriverebbe una profonda ferita negli istituti della democrazia rappresentativa, una vera iattura per una rilevante fetta del Paese (e non solo della macroarea meridionale).

“Negli ultimi due mesi, quale rappresentante di una delle aree deboli del Mezzogiorno e quale rappresentante Uncem – ha dichiarato Di Maria – “ho espresso, insieme proprio all’Uncem, la convinzione che il taglio dei Parlamentari, approvato oggi in via definitiva, non deve tagliare la capacità democratica dei territori rurali e montani di eleggere i propri rappresentanti nelle Camere”. 

Questo il ragionamento di Di Maria: “Sappiamo bene, con tutti gli Amministratori locali italiani, che, a seguito della modifica costituzionale odierna, cambia anche il numero medio di abitanti per ciascun parlamentare eletto. Per la Camera dei Deputati tale rapporto aumenta da 96.006 a 151.210. Fino ad oggi, la rappresentanza per i due rami del Parlamento è sempre stata espressa con numeri importanti dalle città: e se un condominio della periferia di Napoli conta più di venti Comuni insieme di aree interne quali il Tammaro o il Fortore, la conclusione da trarre è facile. I sistemi a preferenza e i sistemi elettorali con grandi circoscrizioni vedono soccombere i territori deboli e cioé le zone montane e rurali, i piccoli Comuni: il rischio concreto e reale per un territorio quale quello sannita e per le altre aree interne della dorsale appenninica è quello di non poter esprimere un proprio deputato e/o un proprio senatore. Chi difenderà dunque, in un futuro prossimo venturo, le aree interne della dorsale appenninica?”

Il Presidente Di Maria così continua il suo ragionamento sulla riforma costituzionale: “E’ assolutamente necessario dopo questo voto disegnare con intelligenza ed attenzione i collegi elettorali per Camera e Senato individuando una compensazione territoriale, superando il solo numero di abitanti: in caso contrario, la montagna, le aree interne, le zone a bassa densità di abitanti, soccomberanno. In sostanza, vivremo una nuova stagione politica nella quale nelle Istituzioni, in Parlamento, non vi sarà una voce certa e continuativa per le aree rurali, ma solo una magari occasionale. Deputati e Senatori finiranno con il rappresentare non tutte le aree del Paese, ma, purtroppo, solo quelle urbane e più densamente popolate. Con buona pace del principio costituzionale dell’uguaglianza di tutti i cittadini”.

Il Presidente della Provincia di Benevento ha così concluso: “Non possiamo accettare supinamente che questo pericolo si materializzi. Per questo, io, con l’ Uncem, apprezzo l’impegno di molti Deputati e Senatori che hanno ribadito che la legge elettorale sarà decisiva nell’evitare che pezzi importanti di Italia non siano più presenti in Parlamento con donne e uomini eletti. Il lavoro da fare nella legge elettorale e nel disegno delle Circoscrizioni sarà decisivo. Vogliamo avere fiducia in quanti oggi e nelle ultime settimane si sono espressi a favore di un riequilibrio della rappresentanza territoriale. I territori deboli della dorsale non possono restare in silenzio accettando di non avere più riferimenti in Parlamento. D’altra parte a perdere non saranno solo queste aree interne, ma tutto il Paese”.

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