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Tari, Confcommercio: differenziata al 64%, ma a Benevento paghiamo il 50% in più del fanalino di coda Napoli

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“A nulla sono serviti gli appelli non solo nostri ma di tanti, affinché si potesse instaurare un dialogo costruttivo con la Regione relativamente allo sversamento delle ecoballe a Casalduni. L’arrivo dei primi camion dimostra invece che il potere politico regionale che da anni sovrasta e bullizza il nostro territorio come sempre ha vinto”. A scriverlo in una nota è ConfCommercio Benevento.

“Ebbene – aggiunge la nota – sottolineare i dati emersi da uno studio della nostra confederazione nazionale inerenti all’osservatorio sulla tassa, rifiuti che mostrano un quadro che necessita di essere raccontato.

Tra le cinque città capoluogo in Regione Campania siamo la più virtuosa per quanto concerne le percentuali di raccolta differenziata attestandoci al 64% dell’intera massa rifiuti. Un dato che ci pone in posizione di rilievo anche a livello nazionale, questo ovviamente comporta un aumento di costo tant’è che a fronte di un fabbisogno standard stimato in poco più di 11 milioni  di euro annui  si passa a quasi 17 milioni con uno scostamento di circa 6 milioni  pari al 51% in più ovviamente a carico dei contribuenti.

Quest’andazzo si perpetua da anni, pertanto possiamo affermare che tecnicamente i contribuenti di Benevento hanno già anticipato il pagamento della Tari per i prossimi 5 anni.

L’assurdità è che Napoli città capoluogo di Regione da una tassazione base di circa 222.000.000 milioni attuando una raccolta differenziata per il solo 24% genera un incremento di costo del solo 3% ovvero poco più di 6.000.000 (stesso nostro differenziale)  per un totale tassato di 228.000.000 di euro. In conclusione i contribuenti sanniti pagano, il 50% in più dei corregionali partenopei.  

Ovviamente il danno economico alle famiglie e alle imprese raggiunge limiti a volte insostenibili, basti pensare che un supermercato di medie dimensioni o un albergo con 30-40 camere ha un differenziale contributivo di circa 20.000 euro annui. Un fruttivendolo in un locale di media quadratura più di 5.000 euro annui.

Questi costi “morti” – prosegue ConfCommercio – impoveriscono sempre più il nostro comparto produttivo influendo su ogni cittadino e consolidando, di fatto, sempre più la nostra ultima posizione nella tabella del reddito pro capite.

L’organo politico regionale aveva ed avrà sempre il compito e l’obbligo di riconoscere alle realtà locali i giusti riconoscimenti sulle performance ottimali, nel merito quale miglior premio attestarci, se non quello di destinare il Sannio a pattumiera regionale?

Le quantità di rifiuti già ammassati sul territorio provinciale, analiticamente potrebbero coprire la nostra produzione per i futuri due secoli.

Ci siamo appellati alle nostre rappresentanze politiche ma nulla, – conclude l’associazione di commercianti – non ci resta che abbandonarci alla constatazione di essere sovrastati da una lobby politico istituzionale che non trova nessuna contrapposizione ed è anche per questo che opera indisturbata a discapito del territorio delle imprese e di tutti i cittadini”.

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