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POLITICA

Lavoro e ‘concorsone’ della Regione, la riflessione di Luigi Scarinzi

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“E’ ufficiale. Il due settembre prossimo,  i padiglioni di piazzale Tecchio, alla Mostra d’Oltremare di Napoli, accoglieranno la transumanza in blocchi contingentati, di giovani colmi di speranza. I figli di questa terra, che qui si sono formati e qui vorrebbero  impiegare il proprio know how, – scrive Luigi Scarinzi, consigliere comunale di Benevento – si sottoporranno alle prove preselettive per “950” posti di personale non dirigenziale (inizialmente).

In totale sono “duecentosettantanovemilaseicentosessantatrè” (279.663) i campani che hanno presentato domanda per il concorsone della Regione Campania, finalizzato al rinnovamento della PA. Naturalmente gli iscritti avranno fatto domanda per più posizioni e quindi le domande dovrebbero essere 1.131.418 per 2.175 posti disponibili  che riguardano 160 Comuni campani.

Confesso – aggiunge – che il numero mi  impressiona, è il bisogno tradotto in algebra. Gli scaglioni elencati sul sito della Regione Campania scoraggiano, ma la dignità di un lavoro è un diritto sacrosanto ed incedibile che non può e non deve essere barattato.  I mercanti però sono indifferenti  al diritto, meglio il bisogno, soprattutto il bisogno altrui quando e se può garantire un  provento. E, puntualmente e con mestizia, leggo di facilitatori e millantatori vari, che in cambio di soldi promettono di poter garantire il superamento delle prove selettive. E sebbene la Regione abbia diramato una nota ufficiale con cui si invita a denunciare alla Procura della Repubblica, chiunque dovesse proporsi per poter agevolare il superamento della selezione, non sono affatto convinto che tale deterrente funzioni. Sono persuaso – prosegue Scarinzi – che la cifra dei concorrenti sia direttamente proporzionale ad una miseria diffusa che annovera i suddetti  predatori fra i commensali più famelici. Sono altresì convinto che il Governo regionale abbia strategicamente bandito “il Piano Lavoro” contiguamente alla tornata elettorale primaverile, per replicare fortunate messi di voti.

L’opportunità  di accedere ad un diritto, quello di lavorare, resta qui al sud, storicamente opportunismo ed io – conclude Scarinzi – non riesco a cogliere troppe differenze fra chi si vende un posto di lavoro e chi lo crea ad hoc per un ritorno elettorale”.

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