Religione
Al Convento di San Pasquale la festa in onore di Sant’Antonio da Padova

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“Antonio di Padova, nato a Lisbona, cresciuto a Coimbra in una comunità agostiniana, si fece poi francescano. Reduce da un’esperienza missionaria in Marocco, bruscamente interrotta, dedicò la sua vita all’annuncio di Cristo, prima in Emilia-Romagna, a Forlì e a Bologna, vicino a noi, a partire da un’intensa vita eremitica a Montepaolo. Si recò anche a Montpellier, a Tolosa e in altre città francesi, per poi ritornare in Alta Italia, ove concluse precocemente la sua esistenza, a Padova, all’età di trentasei anni”. Così il rettore del Convento di San Pasquale di Benevento, don Nicola De Blasio, in occasione dei festeggiamenti in onore di Sant’Antonio.
“Come era la sua evangelizzazione? La domanda ci interessa – prosegue -, perché anche noi, nel presente contesto di progressiva scristianizzazione, siamo chiamati a ri-evangelizzare le nostre comunità, le nostre famiglie, i gruppi e i singoli. Siamo chiamati ad infiammare le persone di amore per quel Gesù che ci redime e ci rende capaci di amare come Lui ci ha amati, trasfigurando le nostre esistenze, colmandole di gioia e di speranza. Sant’Antonio fu un solerte pacificatore, sia nelle diatribe politiche sia nei dissidi familiari. Combatté l’usura. Si occupò della revisione di statuti comunali. In definitiva, seppe anticipare e far vivere ciò che papa Francesco, nel IV capitolo della Evangelii gaudium, ha definito la dimensione sociale della fede.
Partendo da due interventi di papa Francesco sulla santità (l’esortazione Gaudete et exultate) e sull’ecologia (l’enciclica Laudato sì), la festa di Sant’Antonio di quest’anno – conclude -, ci chiama a rinnovare le modalità di annuncio del Vangelo e di trasmissione della fede diventando “santi della porta accanto”. Questa prossimità al fratello vuole estendersi a ogni creatura che vive sotto il cielo, recuperando una coscienza ecologica andata distrutta insieme alle biodiversità dei nostri territori”.