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Cittadini

Arresto immigrato in centro, la riflessione e la ricostruzione di una nostra lettrice

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In merito all’arresto del 29enne nigeriano avvenuto nel centro storico di Benevento la scorsa notte, riceviamo e pubblichiamo la riflessione e il racconto dei fatti di una nostra lettrice. Come è noto l’uomo è accusato di ubriachezza molesta, lesioni personali, violenza, minaccia e resistenza a Pubblico Ufficiale.

“Sono una vostra lettrice e testimone insieme a degli amici della scena che avete descritto in uno dei vostri articoli di oggi, ho voluto offrirvi un punto di vista personale e critico derivante anche dalla lettura delle sfumature di razzismo che emergono dai commenti che il vostro articolo ha suscitato. Vi ringrazio anticipatamente dell’attenzione.

A Benevento, domenica 3 giugno si è consumata in uno dei vicoli più frequentati del centro una scena che ha destato l’attenzione dei presenti, un arresto da parte dei carabinieri di un 29enne nigeriano. I carabinieri, hanno rincorso con la vettura fin davanti a Bartolo (nel vicolo che precede piazza Vari)  il giovane nigeriano, e scesi di fretta dalla macchina, lo hanno privato della bottiglia di birra che portava in mano per poi condurlo con modi discutibili all’interno dell’autovettura.

I presenti, sollevati all’idea che un individuo fosse stato portato via dai garanti dell’ordine pubblico erano sollevati, ma ciò e durato poco più di qualche secondo: il nigeriano ha tentato di abbandonare l’autovettura, visibilmente sconvolto e spaventato e mentre veniva immobilizzato dai due agenti coi manganelli alla mano, urlava in inglese due frasi, ripetendole: “what have I done, why you’re arresting me?”(Tradotto: cosa ho fatto, perché mi state arrestando?)

A quel punto, tra i presenti il sollievo ha ceduto il passo ad un sentimento di inquietudine, quell’uomo infatti non aveva visibilmente nessuna idea del motivo per cui lo stessero arrestando, buttando a terra, immobilizzando (chiaramente ciò è stato conseguenza del fatto che lui, credendo di star subendo un trattamento ingiusto, aveva provato ad abbandonare l’autovettura).

Tutti ci saremmo aspettati che gli agenti accennassero a rispondere a quel soggetto che a buon diritto chiedeva spiegazioni sul motivo per cui lo stessero arrestando, ma ciò non è avvenuto, è stato immobilizzato a terra con l’aiuto di due passanti e sbattuto sui sedili posteriori. Nel mentre, un uomo ha sostenuto di aver chiamato personalmente i carabinieri dopo aver visto il nigeriano molestare dei passanti. La vicenda si è conclusa con la vettura dei carabinieri in corsa, accompagnata dall’applauso di una folta folla di minorenni e ragazzi di tutte le età, e, purtroppo, frasi razziste di diversi tipi.

Il suono di quell’applauso a conclusione di uno spettacolo di una simile violenza ha suscitato in molti presenti invece sentimenti controversi. Brividi, per l’incapacità di stabilire un dialogo e la facilità con cui domande fatte a buon diritto hanno ricevuto risposte appartenenti ad un linguaggio tutt’altro che colloquiale.

Sdegno, per le volte in cui sono i beneventani a molestare da ubriachi dei passanti, e superficialmente i presenti anziché chiamare i carabinieri (come invece in questo caso tutti sarebbero stati pronti a fare) sminuiscono con battute e risatine. Paura, per l’esempio di violenza cui dei minorenni hanno assistito e di cui potrebbero essere un giorno loro stessi protagonisti, aspettandosi applausi e riprese.

Infine è giusto che anche i mezzi di informazione lascino quantomeno trasparire un messaggio che illustri a tutto tondo la scena e l’accaduto, lasciando ai lettori uno spunto di riflessione e una informazione nitida e reale che possa dare la possibilità di elaborare un pensiero critico riguardo l’accaduto e possa insegnare come il pregiudizio comporti sempre un’opinione parziale e in qualche modo incompleta del mondo che ci circonda soprattutto quando è associato ad aventi di una simile delicatezza. Vi ringrazio per l’attenzione”. (Martina Nasti)

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