Fortore
Castelvetere in Val Fortore a lavoro per la valorizzazione del sito di epoca sannitica

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L’insediamento archeologico di località Fontegallina, a Castelvetere in Val Fortore, sarà valorizzato. Così ha deciso il Comune sannita che ha ufficializzato un accordo con la Soprintendenza per le Province di Caserta e Benevento e la società Snam Rete Gas.
L’obiettivo annunciato, dunque, sarà quello di promuovere i reperti emersi nel corso dei lavori di realizzazione del gasdotto: l’intenzione è l’allestimento di un Antiquarium ad ingresso libero, da creare in un edificio di proprietà comunale in via Municipio, dove esporre una mostra temporanea che possa rendere fruibile il patrimonio culturale scoperto. Spesa prevista: quasi 30mila euro più iva.
Non solo: la Snam RG pubblicherà anche un volume con le risultanze delle ricerche archeologiche condotte, nel rispetto di un progetto grafico/editoriale, da sottoporre all’approvazione della Soprintendenza nelle varie fasi di elaborazione e di tutto il materiale divulgativo utile per l’inaugurazione dell’iniziativa, per un importo pari a 31.200 euro più Iva.
I funzionari del Mibact, invece, assicureranno la propria direzione scientifica e il supporto tecnico e professionale per le attività.
Come si ricorderà, nell’ottobre 2014, durante i lavori di apertura dell’area di passaggio per la posa di un tratto del gasdotto, gli operai scoprirono l’insediamento risalente almeno al VI secolo a.C, che fornisce una ulteriore testimonianza dell’occupazione di questa parte del territorio sannitico.
L’allora Soprintendenza Archeologia della Campania rilevò poi l’opportunità di svolgere attività prodromiche alla valorizzazione del sito la cui “eccezionalità ed importanza richiederebbe un’ampia diffusione scientifica”. Successivamente sia l’amministrazione comunale che la Spa del gas manifestarono la volontà di valorizzare i ritrovamenti, dando anche avvio alla fase di informazione alla comunità locale.
Non mancarono comunque le polemiche e le preoccupazioni: il comitato civico “Castelvetere Viva” chiese di tutelare il patrimonio archeologico in questione e di vietare alla Snam di distruggere il sito con la realizzazione del metanodotto. Inoltre, i cittadini chiesero “la pubblica fruizione dei beni archeologici in questione, non in forma “virtuale” attraverso foto o proiezione video, ma altresì grazie all’istituzione di un Parco Archeologico che ne assicuri la conservazione ed il valore storico-archeologico e culturale”.