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Nel Sannio sorgerà la “Casa di Esther”: accoglierà persone violentate e prostitute

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La “Casa di Esther” sorgerà in provincia di Benevento e sarà un luogo dedicato alle donne che denunciano violenze fisiche o psicologiche e a quelle che vogliono liberarsi dalla schiavitù della prostituzione. Ad annunciarlo è il direttore della Caritas di Benevento, don Nicola De Blasio, nella lettera di “Avvento di Fraternità 2017”.

Nella missiva, l’esponente della Caritas annuncia per la terza domenica di Avvento una colletta per la realizzazione della struttura dedicata a tutte le vittime di violenza. “Si tratta di un’Opera-Segno – spiega De Blasio – che vuole gettare un seme di speranza per quelle donne che si sentono ferite da esperienze affettive ed familiari fallimentari o vittime del mercato del sesso”.

Il nome della struttura, infatti, richiama la tragica esperienza di Esther, la prostituta nigeriana uccisa nel 2016 nei pressi della stazione centrale del capoluogo. Un omicidio ancora irrisolto e del quale non si riescono ad assicurare alla giustizia né l’esecutore materiale né i mandanti. “Vogliamo – commenta De Blasio – accendere i riflettori sulla drammatica scomparsa di una donna, ma anche mantenere vivo l’interesse sul problema della tratta delle donne”.

“All’interno della struttura – spiega la lettera – opererà un’équipe formata da una mediatrice in materia di minori e famiglia, da una psicologa-psicoterapeuta, da un avvocato specializzato in diritto di famiglia e minori, da un educatore professionale. L’équipe sarà in grado di ascoltare i potenziali ospiti della struttura e creare quelle condizioni di vivibilità e serenità personale e relazionale”. Una rete di soccorso, dunque, in grado non solo di affrontare l’emergenza, ma anche proiettare le ospiti verso una nuova vita.

La “Casa di Esther”, infatti, nasce per ospitare un massimo di sei persone e per un periodo di 8-12 mesi, offrendo anche la possibilità di partecipare a laboratori di orientamento al lavoro (laboratorio tecnologico, artigianale e di produzione di ortaggi- orto didattico). Dall’analisi delle due diverse forme di violenza che subiscono le donne che si rivolgono alla Caritas, emerge, in modo evidente, l’impossibilità per le separate di far fronte al costo della vita e al potersi permettere di pagare un canone di locazione per un’unità immobiliare autonoma.

“Tale opera – aggiunge la Caritas – si pone come ulteriore attenzione della Chiesa Beneventana, alle famiglie e alle famiglie ferite, per cui tra le principali collaborazioni è prevista quella con gli Uffici per la pastorale familiare, del malato e quella carceraria della diocesi”.

“Possiamo e dobbiamo ‘globalizzare la carità’ come insegna il nostro Papa, Francesco, – sottolinea don Nicola – a dispetto di ogni logica di diffidenza e di scontro, di divisione ed egoismo, di profitto e guadagno. Sono davanti ai nostri occhi situazioni di fragilità che invocano una prossimità e una vicinanza a tutto campo, dai singoli alle famiglie.

L’obiettivo – conclude il parroco – è quello di portare a termine l’iniziativa per il prossimo novembre. Stiamo vagliando alcune ipotesi dal recupero di qualche convento abbandonato ad alcuni alberghi in disuso. L’unica certezza è che la ‘casa’ sorgerà in un comune limitrofo al capoluogo e diventerà anche una opportunità di lavoro per i giovani del posto che, riuniti in cooperative, potranno trovare una occupazione e aiutare chi ne ha bisogno”.

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