Sindacati
Stir di Casalduni, i sindacati alle istituzioni: “Senso di responsabilità per tutelare i lavoratori”

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“Gli ultimi accadimenti che si sono susseguiti sullo Stir di Casalduni, stanno spingendo il futuro di questo impianto strategico verso scenari molto pericolosi, i cui risvolti possono mettere a rischio sia i 54 posti di lavoro, che avere ricadute nefaste anche sul ciclo dei rifiuti”. Così in una nota i segretari della Fp Cgil, della UilTrasporti e della Fit Cisl.
“La sentenza del Tar – scrivono Franzè, Pagliuca e Codella – che dà ragione ai Comuni di Benevento, Vitulano, Tocco Caudio, Foglianise, San Lorenzello e Paupisi sul contenimento della tariffa, anche se solo per una questione di tempistica e non di merito, se estesa a tutti comuni, determinerebbe, a chiusura dell’iter, la fine del concordato e quindi il conseguente fallimento della Samte con la chiusura dello STIR. A questo punto i rifiuti dovranno essere inevitabilmente portati fuori provincia, dove i costi della sola lavorazione sono di gran lunga superiore agli attuali 175 euro per tonnellata, più ovviamente i costi di trasporto che incidono mediamente del 15% oltre alle spese per la gestione degli ex siti pari a circa 35 euro per tonnellata. Questo scenario, del tutto realista, non ci sembra né utile né politicamente lungimirante, perché sarebbe motivato più da contrapposizioni politiche che da una visione strategica e funzionale dell’intero ciclo dei rifiuti e dei costi.
Riteniamo invece indispensabile – concludono – superare questa fase di impasse, con grande senso di responsabilità. Soprattutto adesso che la regione ha finanziato l’adeguamento dell’impianto STIR per circa un milione di euro. Così come tutti gl’interventi realizzati per risolvere le condizioni della discarica di S. Arcangelo Trimonte. La politica del contenimento dei costi non si ottiene per sentenza, ma attraverso una politica industriale di interventi mirati e strutturali, cosi come sono ormai in via di realizzazione. Ci auspichiamo che ancora una volta prevalga il senso di responsabilità, perché non permetteremmo a nessuno di metter cinquantaquattro famiglie sul lastrico”.