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Auser, l’esperto Biancolilli relaziona sull’uso delle droghe

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Il problema dell’uso delle droghe è stato analizzato nei suoi molteplici aspetti dall’esperto Vincenzo Biancolilli, giovedì 25 maggio, all’Auser-Uselte di Benevento.
Noto per il suo lungo impegno istituzionale nell’ASL cittadina, nonché nel Comitato Tecnico regionale per le tossicodipendenze, ha trattato il tema in questione con chiarezza espositiva e in modo scientifico poiché, nell’analisi documentata e oggettiva del fenomeno che vede coinvolti tanti giovani e anche meno giovani dagli anni ‘70 anche nella nostra città, non ha mai pronunciato giudizi e affermazioni censorie, ma con una rara capacità di equidistanza, esente da ipocrisie e pietismi, ha sviscerato del fenomeno le possibili cause, le diverse metodologie di approcciare il problema, la diversità delle “sostanze” che risentono anche della richiesta di “mercato”, le conseguenze fisiche, psicologiche e psichiche dell’uso delle sostanze stupefacenti e infine i mutamenti comportamentali nella popolazione dei tossicodipendenti nei confronti sia delle motivazioni alla base di tale fenomeno, sia della reperibilità anche alternativa rispetto al passato e dell’uso perfino di altro tipo di prodotti dagli effetti affini se assunti in dosaggio diverso da quello per cui si trovano in commercio per fini terapeutici.
Al primitivo approccio psicologico e sociologico verso gli assuntori di droghe, che vedeva nella famiglia problematica e nella società di appartenenza con il suo ruolo di emarginazione la genesi del fenomeno, ritenuto evenienza lontana dalle probabilità di ogni famiglia, corrispondeva un atteggiamento di fatto passivo del mondo degli adulti, che spingeva il portatore del disagio individuale alla ricerca di “rimedi” alternativi, chiaramente “fai da te”, e al rifiuto di un sostegno adeguato e competente. Successivamente si è passati ad un approccio più scientifico, di tipo neurobiologico, studiando la vulnerabilità dei soggetti interessati per stabilire le cause della dipendenza, la tolleranza, il rapporto astinenza/dipendenza, e anche la difficoltà di disintossicarsi e il rischio sempre presente della ricaduta (carving) per una sorta di “proustiana sindrome”.
Inoltre sono stati evidenziate le conseguenze sia sul piano infettivologo, sia su quello neurologico e in particolare le modificazioni plastiche cerebrali irreversibili e la comparsa di malattie di tipo neoplastico.
Infine, l’esortazione ai giovani a non essere troppo leggeri nell’intraprendere atteggiamenti alla moda, che mirino al miglioramento delle prestazioni in campo interpersonale, nonché ad ottenere una sorta di gratificazione costante, benché artificiale, che di fatto non è gratificazione, poiché, alterando lo stato di coscienza, non permette di godere dell’effettivo benessere che affetti, positivi rapporti con gli altri e la serenità interiore possono garantire se sono frutto di un percorso di vita consapevole e se essi imparano a capire che la vita è fatta sì di momenti bui, ma anche di tanti giorni splendidi, e che per legge naturale nulla si ottiene senza impegno e senza fatica. Anzi l’impegno, anche quello ludico sano, appare un buon viatico sia dei giorni lavorativi sia di quelli dei weekend, laddove più profondo si spalanca l’abisso del vuoto in chi, abituato ad un ritmo del tempo sempre più veloce, avverte una strana sensazione di noia da riempire in qualche modo con lo sballo, che è sempre distruttivo.
L’impegno, inoltre, opera un rafforzamento della volontà e favorisce il senso di responsabilità. Impegno, non solo come studio o lavoro, ma anche come volontariato, condivisione, partecipazione.
Sicché proprio quel tempo di noia può diventare il momento più prezioso della creatività, perché tempo da spendere secondo le proprie scelte, assecondando le proprie inclinazioni, beninteso di valore positivo.
A questo punto dovrebbe scattare nel mondo degli adulti la responsabilità di offrire modelli comportamentali e valoriali di grande efficacia, ma purtroppo, e da sempre, una fetta di tale mondo, volto al profitto e all’interesse personale, non dà buon esempio di sé, in qualunque campo e a qualunque livello sociale, nel pubblico e nel privato, senza dire che perfino scelte legislative populistiche spesso risentono dell’unico fine di accaparrare voti da quella parte della società che in tal modo si sente compresa e assecondata. Finanche il gioco d’azzardo sembra essere un modo legittimo per tentare la fortuna da offrire a chi stenta a ad avere quanto è necessario non solo per la sopravvivenza ma anche per quei beni voluttuari che sono diventati uno status symbol, o in alternativa da proporre a chi già possiede, ma vorrebbe ancora di più.
Che poi nasca il fenomeno della ludopatia può interessare, con i risvolti drammatici che conosciamo, solo i malcapitati, non chi da queste attività guadagna. Ma questa è un’altra storia e ce ne parlerà lo stesso Biancolilli nel prosieguo autunnale delle attività di Auser-Uselte.