ECONOMIA
Industria alimentare, Campania seconda per numero di imprese. Male il Sannio

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La Campania si posiziona al 2° posto in Italia per numero di aziende dell’industria alimentare: nel I trimestre del 2017 sono ben 7.043 le imprese attive, pari al 12,1% del totale nazionale, un dato in crescita (+1,4%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nella regione il numero più alto si registra nella provincia di Napoli, con 3.042 imprese (+1,4%). Seguono Salerno con 1.776 (+0,6%), Caserta con 1.050 (+1,6%), Avellino con 653 (+1,8%) e Benevento con 510 (-0,8%). A Napoli si concentrano quindi il 43,2% delle aziende dell’industria alimentare della regione, seguita da Salerno con una incidenza del 25,2%.
Questa la fotografia di Anticimex, azienda specializzata nel Pest Management e nei servizi di igiene ambientale, elaborata su base dati InfoCamere-Movimprese in occasione del workshop “Quality Day – Biocidi: dubbi e certezze” che si è svolto oggi presso il Grand Hotel Salerno. Insieme ad esperti del settore ed esponenti istituzionali, durante il convegno si è fatto il punto sia sui danni che i roditori possono causare alle aziende e alle industrie alimentari, sia sul recente Regolamento UE biocidi. Una normativa fondata sul principio di precauzione al fine di tutelare la salute degli animali, dell’uomo e dell’ambiente, e che richiede un approccio diverso da quello adottato fino ad oggi.
L’industria alimentare è quindi un settore strategico per la regione Campania, ma per tutelare la salute dei consumatori richiede un’attenzione sul tema della sicurezza e dell’igiene, e in particolare sul reale rischio rappresentato dagli infestanti, tra cui i roditori.
Come si pone l’industria alimentare campana su questo fronte? Anticimex ha analizzato i propri dati sul territorio nel 2016 e ad emergere è come l’attenzione delle imprese sia sempre alto, con un aumento del +3% degli interventi eseguiti contro i roditori rispetto allo scorso anno.
A crescere maggiormente sono le richieste di intervento con l’impiego di nuove tecnologie, che permettono di ridurre l’utilizzo di prodotti chimici e al contempo di rispettare l’ambiente circostante: nel 2016, rispetto al 2015, le richieste per questo tipo di servizi sono aumentate del +54%, ovvero più del doppio rispetto all’anno 2014.