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Spina Verde, interviene Basile: “Le strutture devono essere spazi dei cittadini”

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“Negli ultimi giorni si è discusso della futura gestione degli spazi della Spina verde in un confronto lanciato dall’Assemblea Popolare del Rione Libertà insieme con le associazioni e le realtà del volontariato di base che da anni operano all’interno del quartiere. Dall’assise è emersa la volontà di riempire di senso e di attività sociali la mediateca, ma allo stesso tempo è stata riconosciuta la priorità della gestione ad un ente pubblico. Nel pubblico confronto è intervenuto anche l’Assessore ai Lavori Pubblici Mario Pasquariello, il quale ha però smorzato gli entusiasmi della pubblica assise limitandosi a comunicare la decisione già assunta dall’amministrazione comunale: quella di affidare la gestione della mediateca ad enti pubblici che possano sobbarcarsi le spese di manutenzione della struttura escludendo però dalla gestione effettiva le realtà associative del rione che resterebbero semplici fruitrici della struttura. Lo stesso Assessore ha anche lasciato trapelare qualche nome. L’Auditorium di Via Bari sarà affidato al Conservatorio insieme al campo da basket, data l’evidente esperienza che l’ente vanta nel settore sportivo nella storia della città di Benevento”. Così in una nota Pasquale Basile, esponente dell’associazione L@p Asilo 31, che aggiunge: “Si è parlato inoltre di un possibile coinvolgimento dell’Università del Sannio, la quale, stando alla mancanza  di solidità economica paventata nell’ultimo periodo, difficilmente  potrebbe sobbarcarsi  il costo di gestione e manutenzione di tali strutture.

Infine si è parlato di manutenzione del verde pubblico e delle fontane ed è trapelato il nome della Gesesa Spa. La stessa Gesesa spa che potrebbe a questo punto essere uno degli enti papabili cui toccherà gestire la mediateca comunale che in tal caso comunale non sarà più.

Con la giustificazione della mancanza di forze economiche per poter gestire la struttura comunale, si sta forse avviando un processo di privatizzazione degli spazi in favore di aziende che tutto sono fuorché enti pubblici?

La Gesesa spa – spiega Basile – è stata assorbita nel 2006 dal gruppo Acea Spa, azienda a capitale misto con maggioranza pubblico del Comune di Roma. Si tratta di un ente di diritto privato e non pubblico come si vuol far credere, ente privato che persegue i suoi obbiettivi statutari ovvero l’accrescimento di utili e profitti per l’azienda stessa e la divisione degli utili tra gli azionisti.

Il Gruppo Acea – Gesesa spa da diverso tempo si prodiga in iniziative di natura apparentemente filantropica per la città di Benevento, nella quale gestisce il servizio idrico privatizzato dagli anni 80. Sarà per caso il Gruppo Acea Spa l’ente “pubblico” che si assumerà questo sforzo ovvero la gestione della mediateca comunale con annessa manutenzione del verde pubblico e delle fontane?

Può mai un ente come la Gesesa Spa assumersi i costi di gestione di una struttura pubblica mantenendo pubbliche e gratuite le sue funzioni e attività per la comunità senza ottenere un tornaconto?

Molto difficile per un ente che non si pone alcuno scrupolo nel condurre una spietata campagna di distacchi delle utenze, ledendo un diritto fondamentale come quello alla vita, nei confronti di cittadini morosi che attraversano un periodo di grande difficoltà economica.

Mi auguro – continua nella nota – che la motivazione  dei grandi costi di gestione  delle strutture della spina verde non diventi il viatico per assegnare le stesse ad enti fintamente pubblici, che invece perseguono come scopo la creazione di profitti e utili, escludendo così di fatto buona parte della comunità del Rione Libertà.

Da diversi giorni trapelano i nomi dei suddetti enti chiamati a gestire le strutture della Spina verde ma ancora non si ha il piacere di conoscere le idee e i progetti che tali enti hanno intenzione di realizzare all’interno delle stesse.

La gestione e il futuro degli spazi vitali di un quartiere vanno decisi, discussi e condivisi con i cittadini e in particolare con le realtà associative cattoliche e laiche che sono le uniche a conoscere il contesto socio culturale del Rione Libertà. L’assegnazione degli spazi della spina verde deve essere effettuata per stimolare e favorire  processi di cittadinanza attiva e partecipazione dal basso. L’obbiettivo delle istituzioni non può limitarsi ad affidare le strutture ai primi enti che formalmente mostrano la capacità economica di gestirle. L’affidamento deve dipendere dall’idea e proposta progettuale che si ha in merito al futuro di questi spazi.  L’obbiettivo dovrebbe essere  quello di rendere un bene alla comunità innanzi tutto rendendola partecipe nel decidere che tipo di attività prediligere all’interno dello stesso, magari stimolando i cittadini stessi ad essere protagonisti di questo processo.

La mediateca comunale può  diventare, con l’impegno di tutti,  uno spazio polifunzionale con attività di natura mutualistica, sociale e culturale gestito dal Comune di Benevento in partenariato con tutte le associazioni del Rione Libertà, cattoliche e laiche, senza scadere nei soliti favoritismi.

I fondi per la gestione – continua – potrebbero essere recepiti attraverso l’intercettazione di finanziamenti derivanti da bandi finalizzati. Un esempio concreto è Benessere Giovani, bando della Regione Campania finalizzato alla realizzazione di spazi polifunzionali giovanili. Un bando che prevede la concessione di finanziamenti fino a 150000 euro ai Comuni in partenariato con le associazioni giovanili.

Lo stesso principio della condivisione delle scelte vale per l’affidamento del servizio di manutenzione del verde pubblico e delle fontane, servizio che anziché affidare alla Gesesa potrebbe essere affidato ai disoccupati che formano piccole cooperative sociali.

La Spina verde ed i suoi spazi devono essere bene e patrimonio della collettività e comunità, devono essere spazi inclusivi e non esclusivi, punto di riferimento e di socialità per i giovani e meno giovani del quartiere ed inoltre anche occasione per la creazione di posti di lavoro per i tanti disoccupati e precari delle nostre periferie.

Le strutture della Spina verde senza il contributo reale in termini di idee, contenuti e azioni concrete da parte dei protagonisti del tessuto sociale – conclude Basile – non saranno altro che cattedrali nel deserto aperte una volta al mese in base alle esigenze degli enti che la gestiscono e non in funzione dei bisogni e delle esigenze dei cittadini che vi abitano. Le strutture della Spina verde invece devono essere spazi dei cittadini del rione, strumenti di lotta reale all’emarginazione e alla frammentazione sociale, luoghi di promozione di una cultura della solidarietà e dell’accoglienza”.

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