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Tari, il dossier della Uil: “Nel 2016 a Benevento la tassa più alta d’Italia”

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Tra il 2012 e il 2016, la Tassa sui Rifiuti (TARI) aumenta mediamente del 32,2% (+72 euro), mentre nell’ultimo anno l’aumento è molto più contenuto (0,4%), al pari con il tasso di inflazione. In valori assoluti, le famiglie italiane verseranno nel 2016 nelle casse comunali 295,40 euro medi, a fronte dei 294,15 euro dello scorso anno e dei 223,50 euro versati nel 2012. È quanto calcola il Servizio Politiche Territoriali della Uil, che ha elaborato i costi della Tari in 94 Città capoluogo di provincia, per una famiglia con una casa di 80 mq e 4 componenti.
In valori assoluti, nel 2016, il costo maggiore si registra a Benevento con 473,24 euro l’anno a famiglia; a Pisa 464,59 euro; a Salerno 461,97 euro; a Grosseto 450,34 euro; a Cagliari 447,43 euro. Ci sono capoluoghi di provincia dove le tariffe sono molto più contenute: 149,84 euro medi a famiglia a Belluno; a Novara 166,30 euro; a Vibo Valentia 175,56 euro; a Macerata 178,34 euro; a Brescia 180,86 euro. Per quanto riguarda le città metropolitane, a Napoli la tariffa sui rifiuti pesa 435,70 euro medi a famiglia; a Reggio Calabria 430,66 euro; a Bari 345,68 euro; a Milano 324,84 euro; a Genova 320,51 euro; a Roma 312,45 euro. Si paga un po’ meno a Bologna (228,50 euro medi), Torino (262,25 euro) e Palermo (275,52 euro). Nel corso dell’ultimo anno la Tari aumenta in 37 Città capoluogo, tra cui Ancona, Bari, L’Aquila, Aosta; rimane stabile in 20 città, tra cui Napoli, Torino, Bologna; diminuisce in 37 città, tra cui Genova, Milano, Roma, Cagliari, Palermo.
Nel dettaglio, tra il 2015 e il 2016, a Isernia l’aumento è del 39,4%; a L’Aquila del 16,8%%; a Frosinone del 16,4%; ad Ascoli Piceno del 13,1%; a Latina del 12,2%; a Benevento del 4,3% (si è passati da 453,60 euro a 473,24, quindi l’aumento è di 19,64 euro). Viceversa a Matera, nell’ultimo anno, dopo gli aumenti record degli scorsi anni, si assiste a una diminuzione del 27,5%; a Oristano del 15,3%; a Nuoro del 13,3%; a Perugia del 10,2%; a Monza dell’8,6%; ad Avellino dell’1,1% (si è passati da 398,70 del 2015 a 394,51 del 2016, con un risparmio di € 4,19).
Nello specifico, tra il 2012 e il 2016, a Pescara l’aumento medio è stato del 156,7%, a L’Aquila del 137%; a Isernia del 129,6%; a Matera del 123%; a Frosinone del 119%; a Benevento del 70,9%, ad Avellino del 111,6%. Diminuisce, invece, sempre nello stesso periodo del 23,3% a Belluno; dell’11% a Varese; del 9,5% a Gorizia; del 7,4% a Bergamo; del 7% a Udine. Per quanto riguarda le grandi città, tra il 2012 e il 2016, a Cagliari l’aumento medio è stato dell’84,3%; a Reggio Calabria del 79,4%; a Genova del 49,7%; a Bari del 37,6%; a Palermo del 30,8%; a Milano del 28,4%; a Torino del 21,9%. Più contenuti gli aumenti a Roma (0,5%); Napoli (1,8%); a Bologna (5,2%).
“L’andamento del costo della TARI nell’ultimo anno – osserva Fioravante Bosco, segretario generale aggiunto della Uil Avellino/Benevento -, in linea con l’andamento dell’inflazione, segnala aumenti molto contenuti, e ciò non può che far tirare un sospiro di sollievo. Questo è frutto anche delle pressioni fatte dal sindacato nel corso degli ultimi mesi rispetto alla tassazione locale e al pericolo di aumenti ingiustificati, conseguenza indiretta dell’abolizione dalla TASI. Rimane il dato del costo mediamente alto di questa tassa, con fortissime disparità tra città e città. Questo segnala come il tema dell’efficienza del servizio, con contenimento dei costi, non è secondario: l’inefficienza di cui molti comuni soffrono, inevitabilmente, si ripercuote sui cittadini in termini di maggiori tariffe. La dimostrazione – conclude Bosco – viene proprio da quelle realtà che negli anni hanno contenuto o diminuito i costi, certificando, così, che si può operare con serietà”.