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Campus: “Meno cittadini ‘onorari’ più partecipazione attiva”

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“L’insediamento del nuovo Consiglio comunale introduce un percorso politico-amministrativo lungo il quale sarà inevitabile creare incroci. Che potranno essere di stimolo, di denuncia o di collaborazione come per tutti i programmi che riguardano le sorti collettive di una città. Sorti messe purtroppo a rischio da anni di malgoverno e di pessima qualità del coinvolgimento politico, sociale e culturale”. Così in una nota l’associazione Campus.

“La scelta di Mastella a sindaco di Benevento – prosegue la nota – nasce da tante coincidenze, tutte però relative alla crisi in cui la società locale è precipitata e per la cui soluzione, in assenza di prodotti finali delle varie officine avviate da gente di buona volontà, la stragrande maggioranza degli elettori ha deciso di affidarsi a una persona di indubbia esperienza e capacità. Le sue prime scelte, dettate dal manuale distributivo post-elettorale, dovranno essere verificate sul campo. Partiamo però dal senso che il sindaco ha voluto attribuire alla prima comunicazione strategica: l’apertura di Palazzo Paolo V, casa di città. Un significato che evoca il tema della partecipazione. Si sbaglierebbe se si considerassero in maniera assoluta i termini “cambiamento” o “liberazione”. Un peccato di presunzione che nessuno dovrà compiere, neanche sotto l’eccitazione della vittoria. Camminare insieme vuole dire accogliere nella parte di certezze, che inevitabilmente vengono accresciute dal risultato elettorale, anche gli innumerevoli dubbi sulle prospettive di percorso da compiere.

L’adrenalina e la trance agonistica fa di Mastella, ancora oggi, a un mese dalla sua elezione, un vulcano di idee e di iniziative. Alcune in verità già sperimentate in passato – spiegano da Campus -. Il rischio è che i “colpi a effetto” possano diventare strategia. Questi e altri pericoli potranno essere evitati soltanto da una scelta solenne da parte dell’amministrazione: lavorare con la città, “abitarla” e fare in modo che tutti considerino ogni momento decisivo come una riunione di “condominio” in cui non far mancare il proprio contributo. Campus non crede nella liturgia dei “tavoli” (quando non si vuole risolvere una questione se ne fa uno, magari dimenticando di costruire le sedie necessarie) perché finiranno per essere soltanto dei titoli di giornale e senza capacità operativa. Serve molto altro per uscire dall’emergenza e dalle macerie accumulatesi in questi anni.

Chiediamo al sindaco eletto di tenere sempre tra le mani le istruzioni per l’uso che egli stesso aveva scritto nell’avvicinarsi alla sfida elettorale: “Con umiltà e spirito di servizio…”. Campus – conclude l’associazione – si impegna affinché si costruisca una partecipazione sistemica e non emergenziale, strutturale e non episodica, sincera e non strumentale. La vera sfida è un governo partecipato in cui la democrazia non voglia dire esclusivamente “lasciare un microfono acceso…”. Servono corpi di mediazione coerenti e autorevoli”.
Campus rilancia, il valore collettivo di questa stagione politica, sociale e culturale, e torna a proporre: Commissioni consiliari allargate a rappresentanti di settore, alle categorie e alla società civile (una di esse dovrà essere permanente e intersettoriale per affrontare il tema dei giovani e del loro futuro); Elezione dei consigli di quartiere per neutralizzare la nascita di comitati spontanei e spesso strumentali; Coordinamento istituzionale delle contrade cittadine;
Referendum consultivo online Creazione di “Città civile” con il distacco di una quota percentuale dei giovani impiegati nei progetti del servizio civile nazionale da destinare a piani comuni di impegno territoriale; Immediato confronto in aula e il varo del regolamento sull’uso dei beni comuni.

Campus ha introdotto la scuola del “dubbio” (riflettere cioè sul fatto che ci possa essere qualcuno più bravo e utile di noi). Chiediamo alle associazioni, alle categorie, ai movimenti, di concepire la città come spazio collettivo e non pezzi da conquistare, e la partecipazione come pianificazione e non solo eroismo di giornata. In questo contesto sarebbe meglio non distribuire medaglie al merito ma veri “contratti” di collaborazione. Niente cittadinanze onorarie (in troppi abbiamo pensato di essere soci onorari dicendo: tocca a qualcun altro…) ma “cittadinanze attive” con pale, sogni, scalpelli, idee e spazi in cui disegnare un destino diverso per il territorio. Anche gli illustrissimi, a partire da Paladino e Vigorito, accettino di diventare, secondo le loro disponibilità e competenze, “cittadini attivi” in questa officina di futuro.

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