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POLITICA

Questione abitativa e Puc, Giangregorio (M5S): “In città i conti non tornano”

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“L’amministrazione uscente da tempo è affaccendata nella esatta individuazione dei debiti vecchi e nuovi, la consiliatura è finita e la risposta non c’è. Quelli economici, però, non sono gli unici conti che non tornano: un’altra somma che non quadra è quella relativa a vani ed abitazioni”. Sono le parole del candidato del M5S, Vittorio Giangregorio.

“Eppure, il tema è stato più volte proposto e ripreso – prosegue il grillino -. Il Comitato di lotta per la casa ha organizzato un incontro dedicato proprio al tema ed al disagio abitativo. In quella occasione il candidato Del Vecchio (attuale vice Sindaco) ha dato certezze e sciorinato norme, mentre il buon Mastella ha evitato di cimentarsi con la questione. Allora proviamo a fare un po’ di ordine e qualche domanda su una materia che evidentemente non è tra le preferite della politica delle chiacchiere: l’aritmetica.

Il Piano Urbanistico Comunale (PUC), approvato nel 2013, prevedeva per il 2018 il numero di 64.277 abitanti ed un conseguente fabbisogno di 9200 vani (stanze) – spiega Giangregorio -. La Provincia in sede di approvazione ha ridotto a 7.696 (vani), ritenendo i vani proposti superiori alle reali esigenze. La legge regionale 16/2004 all’art. 25 stabilisce che, per attuare le previsioni del PUC, i comuni devono dotarsi degli Atti di Programmazione degli Interventi (API) che, in sintesi, consistono nella programmazione temporale e spaziale degli interventi in attuazione delle previsioni del PUC ovviamente, da elaborare anche sulla base delle opere di urbanizzazione realizzabili in funzione delle risorse economiche disponibili e dei finanziamenti concessi. Il comune di Benevento con delibera n. 46 del 16.11.2012 approva il primo API con cui stabilisce che nel primo triennio, sarebbero stati realizzati 3.990 vani, in aggiunta a quelli previsti nelle zone CP, B2, E5 ed F4. Dai dati Istat, invece, risulta che al 1° gennaio 2014 gli abitanti erano 60770, al 1° gennaio 2015 erano di 60505, mentre al 1° gennaio 2016 erano circa 60050, cioè 4000 abitanti in meno rispetto alla previsione del PUC.

Tale diminuzione o variazione era prevedibile – sottolinea il grillino – ed infatti la relazione allegata agli API prevedeva una rimodulazione degli API del 1° triennio “dopo diciotto mesi dall’approvazione degli API”. Quindi, un anno e nove mesi fa (luglio 2014) il Comune avrebbe dovuto rimodulare gli API in funzione della reale situazione demografica che ha visto una diminuzione della popolazione, al 1° gennaio 2014, di oltre 3000 abitanti rispetto alla previsione del PUC (successivamente il decremento è proseguito fino a 4000 abitanti al 1° gennaio 2016). Verrebbe quasi da dire che i 3.990 vani previsti dal primo API sono inutili. Ma, intanto, cosa succede in città e cosa si dice in giro? Girando per i quartieri si scoprono edifici in costruzione (zona alta Mellusi/Meomartini), ed allora è legittimo chiedersi se questi edifici sono legati alla programmazione del PUC. La risposta è negativa: questi vani e queste case sono frutto di altre procedure sono riclassificazioni rispetto al vecchio PRG.

Arrivati a Capodimonte – spiega il candidato – gli abitanti ti mostrano una zona vicino al fiume ed al depuratore e ti spiegano: “qui sorgeranno edifici e giardini”. Bene! Ecco i famosi vani previsti… e no, invece! Questi sono altri vani ed altre case: sono “l’Housing sociale”. Mentre facciamo due conti tra vani in più, cittadini in meno e case impossibili da trovare a prezzi accessibili, le testate locali annunciano un altro intervento da approvarsi in “zona cesarini” dalla Amministrazione Pepe-Del Vecchio con nuovi vani, nuove case e nuove attività commerciali subito dopo il centro commerciale ‘Leclerc’. Esultiamo! Eccoli i vani previsti! Ma no, anche questi non sono quelli del PUC e degli API. Questi ultimi sono frutto di un’altra norma: il Piano Casa, strumento previsto per riqualificare zone urbane (e non industriali) in deroga proprio alle previsioni del PUC.

E allora i conti proprio non tornano e le domande arrivano spontanee – continua Giangregorio -. Quanti vani sono previsti nei prossimi anni? Quanti sono in costruzione e quanti in attesa di essere edificati? Quanti di queste nuove abitazioni sono destinate a soddisfare il bisogno di chi non ha casa e quante al mercato libero? Quali imprenditori faranno affari e quali falliranno per un mercato inflazionato? I nuovi edifici fuori dal centro saranno serviti con luce, acqua, pulizia delle strade, vigili urbani, autobus urbani o saranno nuovi cittadini di serie B come già è successo per le edificazioni degli ultimi anni? A cosa è servito il PUC? Le somme si tireranno alla fine? Attendiamo risposte e ci prepariamo a nuove querele perché anche in questo caso poniamo domande a chi non sa o non vuole rispondere”.

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