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Immigrazione, Maio (fabBENE): “I prossimi amministratori sappiano parlare di accoglienza”

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“Trovo insulso e ingeneroso l’atteggiamento di tante persone che, senza alcuna riflessione sullo stato dei fatti, giudicano altri esseri umani e gli attribuiscono colpe non loro. In particolare, trovo che tutto ciò assuma le forme del più becero razzismo nel momento in cui tanti si rivolgono a popolazioni che provengono da altri Paesi con l’intenzione di schernirli ed emarginarli, solo per far pensare che i tanti problemi che noi stessi creiamo siano di loro responsabilità. Di certo, la questione dell’accoglienza delle popolazioni africane e medio-orientali giunte da noi dopo lunghi tragitti in mare, lunghi tragitti nei quali sfidano la morte alla ricerca di un lido sicuro lontano da guerre e persecuzioni, è di portata non solo europea e nazionale, ma anche locale”. Lo scrive in una nota Andrea Maio, candidato al Consiglio Comunale a sostegno di De Nigris sindaco e portavoce della lista “FabBENE”.

“Qui, tra Benevento città e provincia, – spiega Maio – sono tanti i centri di accoglienza nei quali risiedono persone da Sierra Leone, Liberia, Gambia, Mali, Nigeria, Benin, Niger, Ghana e ancora da Egitto, Tunisia, Siria. Io stesso conosco molti ragazzi provenienti da vari di questi Paesi. A molti di loro ho impartito, in varie fasi, lezioni d’italiano e li ho affiancati nel percorso burocratico per l’ottenimento dei permessi di soggiorno. Volontariamente, in passato, ho infatti preso parte a progetti di accoglienza insieme alla Rete Commons e all’Associazione Quinto Elemento contribuendo, nel mio piccolo, ai processi di integrazione e inclusione sociale di queste popolazioni di migranti. Il tutto sempre con cooperative che non hanno mai approfittato del periodo di “vacca grassa” e hanno sempre rispettato le convenzioni con le Prefetture.

Inutile spendere parole sulle responsabilità della mala-gestione dell’accoglienza: solo chi si lascia soggiogare dalle dicerie e dai falsi miti ritiene che “i neri vengano qui a rubarci soldi e lavoro”. Ai tanti che ancora la pensano così andrebbe fatto un corso di educazione civica e andrebbe loro reso noto delle trovate affariste che ‘dietreggiano’ la mala-gestione dell’accoglienza. Se non altro, andrebbe reso noto per far capire che queste speculazioni gravano anche sulla popolazione beneventana.

L’incredibile iter per l’ottenimento dei documenti, il non vedersi riconosciuto il diritto a vivere dignitosamente, con la possibilità di cercare e trovare le condizioni per portare avanti la propria esistenza, la mancata integrazione e inclusione sociale – aggiunge – portano molti ragazzi a scegliere la via dell’elemosina o, in casi più gravi, della delinquenza. Tutto ciò, invece che essere stigmatizzato andrebbe contrastato a monte.

I modi ci sono e, ancora una volta, le istituzioni, ivi compresa l’amministrazione comunale di Benevento, dovrebbe incaricarsi di attuare politiche di integrazione ed inclusione. In primis, sarebbe il caso che le istituzioni, in collaborazione con la Prefettura e le forze dell’ordine, attuino una stretta manovra di monitoraggio sulle strutture che accolgono i migranti. Questo per non affidare a coloro i quali fiutano l’affare nutriti gruppi di persone bisognose di assistenza di vario tipo. Questo per imporre il rispetto delle convenzioni e, quindi, l’erogazione di tutti i servizi necessari ad assicurare la permanenza dei profughi sul territorio, fino all’ottenimento dei documenti necessari e della propria indipendenza economica.

Monitoraggio anche finalizzato a fornire tutti gli strumenti per mettere in moto processi d’integrazione sociale: corsi di lingua ed educazione civica, formazione professionale e inserimento lavorativo. Per quanto attiene quest’ultimo punto – la formazione professionale e l’inserimento lavorativo – non sempre previsto nelle convenzioni o non sempre attuabile per mancanza di fondi, il Comune di Benevento dovrebbe farsi carico della presentazione e gestione di progetti – in collaborazione con le Cooperative che accolgono – finalizzati non solo alla formazione e all’inserimento lavorativo, ma anche e soprattutto all’integrazione sociale.

I bandi esistono: l’ultimo pubblicato è stato “Creative Europe” della Commissione Europea ma tanti altri lo hanno preceduto come quelli di “Fondazione con il Sud”. In questa direzione si potrebbe pensare di collaborare con associazioni che lavorano sui diritti umani, su accoglienza e integrazione sociale (esempi sono “Oltre Confine” o “Atletico Brigante”).

Questo – sottolinea Maio – dovrebbe rientrare sempre nel cultural planning al quale il Comune si dovrebbe prestare in fase di riorganizzazione della città a mò di Fab-Lab, così integrando le popolazioni migranti nel processo di Internazionalizzazione della città e facendo comprendere a tutti i cittadini (non solo agli affaristi e non per le motivazioni di questi ultimi) che avere popolazioni migranti sul nostro territorio è una risorsa e non un peso.

Di affaristi ce ne sono tanti (anche candidati). Alcuni cittadini dal veloce “dito giudice e razzista” sono fan di vari schieramenti candidati alle prossime amministrative, dal calderone di “centro-sinistra” all’area di destra fino ad arrivare alle frange penta stellate. Speriamo – conclude Maio – che gli amministratori cittadini del quinquennio 2016 – 2021 capiscano che, prima di parlare di cultura, turismo e promozione turistica, bisogna saper parlare di accoglienza”.

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