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AMBIENTE

Referendum del 17 aprile, Aceto: “Voterò sì”

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“Dietro il quesito referendario di domenica prossima – come sempre piuttosto tecnico – c’è una domanda di fondo: ti interessa il futuro della Terra e della vita? A me interessa e pure assai. Io voglio che esca fuori un messaggio chiaro e forte: tracciamo la direttrice affinché l’energia si basi progressivamente sulle fonti rinnovabili e si chiuda definitivamente l’era delle fonti fossili, che stanno uccidendo il futuro della Terra, massacrando la biodiversità, causando catastrofi probabilmente al limite della irreversibilità.

Andrò a votare e voterò sì perché è l’unica, striminzita leva che mi è rimasta per dire che ci hanno veramente rotto le scatole con i consueti giochi di potere, nei quali la sovranità popolare è mortificata dagli interessi delle multinazionali.

Andrò a votare e voterò sì perché mi sono già battuto contro le prospezioni e le trivellazioni anche nelle aree interne della Campania. E continuerò a farlo.

Se qualcuno pensa che la mia posizione sia utopistica, io gli rispondo che forse non ha letto nessuna analisi sulle dinamiche del petrolio, in termini di costi e di produzione. La parte più intelligente dell’industria è già oltre il petrolio.

Molti anni fa, giovane dottorando, fui scelto per partecipare ad un corso di alta formazione in storia della filosofia presso l’istituto Sturzo di Roma. Il corso era riservato ad una decina di allievi provenienti da varie parti d’Italia, che sedevano ad un tavolo con i più importanti studiosi d’Europa. Mi capitò di avere di fronte anche Paolo Grossi. Ne ricordo il garbo e la profondità, con cui mi fece innamorare dell’ordine giuridico medievale in quanto portatore di modernità. L’odierno presidente della Corte Costituzionale fece giustizia di tanti pregiudizi sul medioevo e ci ribadì quanto fosse importante indagare il fondo delle cose, dei processi, della storia.

In questi anni abbiamo assistito ad un eccesso di quesiti referendari, su materie piuttosto tecniche: uno dei segni del cosiddetto fallimento della politica. Molto spesso i referendum non hanno raggiunto il quorum necessario alla convalida, rimasto invariato nonostante l’astensionismo abbia livelli di base assolutamente impensabili nel 1946-1948. Anche questa volta il Governo in carica, oggi guidato da Matteo Renzi e dal PD, ha furbescamente evitato di accorpare il referendum alle imminenti elezioni amministrative, cosa che avrebbe agevolato il superamento della soglia minima. Assestando in tal modo, e con un colpo solo, una ferita alla democrazia e una alle casse pubbliche.

Se non fosse bastato questo, il presidente del Consiglio – e non il nonnetto che gioca a tressette al bar sotto casa – ha invitato il popolo a non votare. Chi inventò l’appello ad andare al mare? Qualcuno lo ricorda? Era il 1991. Oggi Renzi non la manda a dire: con il suo consueto aplomb, l’uomo politico più importante di questo Paese dice che bisogna far fallire il referendum. Forse perché ne ha paura?

Se il presidente Grossi dice che si deve andare a votare, chissà perché mi fido più di lui che del Governo. Ecco, andrò a votare e voterò sì perché credo ancora nella Costituzione, che proverò a difendere anche il prossimo ottobre, quando saremo chiamati a confermare o respingere il pericoloso stravolgimento che hanno fatto delle nostre istituzioni, mascherando il tutto dietro la fasulla rappresentazione dell’efficienza, della semplificazione e del taglio delle poltrone. Sono le stesse argomentazioni che hanno usato per distruggere le Province, dando vita a leggi incoerenti e devastanti. Ma di questo torneremo a parlare”. (Gianluca Aceto, ex assessore provinciale all’Ambiente)

 

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