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Scuola

Bomba carta al ‘Giannone’, il documento redatto dagli studenti del ‘Rummo’: “La verità come scelta di vita”

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“La scuola deve educare i cittadini del futuro, è dunque il laboratorio in cui il paese prepara, lavorando nel presente, la propria classe di dirigenti, lavoratori, insegnanti ed educatori. Basta questa considerazione a sottolineare il valore fondamentale e primario che il senso di legalità e di giustizia deve avere dentro il mondo scolastico.

Noi studenti del Rummo o come ci hanno definito “quelli del Rummo”, attraverso i percorsi formativi di tale istituzione scolastica, lavoriamo quotidianamente a garanzia dei diritti comuni, per il rispetto del prossimo, dell’ambiente e delle strutture, contro ogni forma di discriminazione, vandalismo o illegalità, non percependo l’ambiente di apprendimento come spazio controllato dallo Stato ma come luogo in cui esprimersi liberamente per costruire il benessere collettivo ed approdare ad una realtà dotata di un comune linguaggio basato sul senso di responsabilità.

A tal proposito, questo comitato, rappresentativo di tutta la componente alunni del Liceo Rummo, è gravemente ferito dalle ingiuste accuse ricevute senza mai un confronto diretto, senza mai aver avuto domande, richieste di chiarimenti o possibilità di contraddittorio. Si è solo pensato a scrivere, fare notizia, vendere, uscire con lo scoop.

Chiedere agli studenti di acquisire una mentalità basata sull’onestà e sul vivere civile è per noi primo obiettivo. Diventa però difficile quando gli “esempi comuni” sono in netto contrasto con questo punto di vista. L’informazione pubblica dovrebbe, si noti l’uso del condizionale, garantire che la verità sia l’unica “stella polare” durante la diffusione delle notizie. Non i soldi, non le vendite. Si è invece pensato a tutt’altro tranne che alla verità.

Poco tempo fa un famoso giornale online faceva chiarezza sul fatto che non fosse la stampa responsabile della “costruzione del castello”, bensì alcuni docenti del Giannone. Non sappiamo di chi sia la responsabilità e chi sia il creativo costruttore, se fosse un docente sarebbe peggio. In ogni caso la colpa grave è e rimane di chi ha scritto senza sapere, affidandosi a false dichiarazioni, forse perché comode.

Un intero gruppo di ragazzi, studenti, figli, è stato accusato di aver mosso guerra contro un altro gruppo di questi, basandosi sul racconto di rivalità inesistenti, poiché tra i due Licei e tra le due rappresentanze esiste uno stretto rapporto di collaborazione. Fratelli accusati di aver messo una bomba sotto la scuola di altri fratelli, figli sotto la scuola ove lavorano le madri. E’ un atteggiamento vergognoso ed ignobile. Una pugnalata a chi da sempre lavora per la propria scuola.

Non abbiamo la presunzione del fatto che non possa essere un nostro compagno. Non lo sappiamo e non entreremo nel merito. L’atto va condannato e punito nel modo più significativo possibile, su questo non si discute. Ma tra la colpa di un singolo o di un piccolo gruppo e il voler far passare ciò come atto politico e ideologico di tutti gli studenti del Rummo contro un’altra realtà omologa, c’è un abisso enorme. Utilizzare poi come pretesto il “Memorial Severino” è incommentabile. Una gara terminata tra i sorrisi e gli abbracci comuni, all’ insegna del ricordo e della solidarietà. E ancora una volta bugie di chi parla di risse, invasioni di campo. Ancora una volta senza chiedere spiegazioni.

Questo documento proviene solo e soltanto da ragazzi dispiaciuti, colpiti. Non vuole essere un affronto a nessuno. Non sappiamo quante testate giornalistiche, a cui è indirizzato, avranno l’onestà intellettuale di pubblicarlo, ma siamo pronti a diffonderlo noi. Dove non lo vedrete, sappiate che si è fatta una scelta diversa ed è inutile specificare ancora quale. Però di una cosa ringraziamo quanti hanno lavorato con disonestà. Ci avete insegnato a non fidarci, ci avete insegnato che in Italia, parte dell’informazione è manipolata da uomini o dalla legge economica. Vivevamo nella convinzione che il principio etico del nostro giornale scolastico “Presente”, ovvero la verità come scelta, la verità prima di ogni altra cosa, fosse un principio comune e principio primo della deontologia professionale di un giornalista. Finché non lo si prova sulla propria pelle che non è così, non lo si capisce a fondo. Oggi lo abbiamo imparato, ne siamo consapevoli. Grazie”.

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