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Titerno

Ponte, 40 giorni dopo l’alluvione e nulla è cambiato. I condomini di Palazzo Venezia: “Abbandonati dal sindaco”

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GUARDA VIDEO Ritorno alla normalità quotidiana e lavorativa e una data certa per poter rientrare in sicurezza nelle abitazioni: è la richiesta accorata ma densa anche di rabbia e disperazione che alcuni cittadini di Ponte fanno alle istituzioni e in particolare al sindaco della località dove nel giorno dell’alluvione del 15 ottobre scorso parte di un palazzo in via Ufficiale Ocone, a tutti noto come Palazzo Venezia, è stato evacuato a causa della frana di un costone che si trova proprio a ridosso dello stabile e che ha portato giù quantità enormi di massi e fango, invadendo completamente le attività commerciali e di servizi che si trovano qui, tra cui una ludoteca, un’agenzia di viaggi.

Ed è proprio la titolare di un’agenzia di viaggi, Lucia Orlacchio, che ai microfoni di Ntr24 lancia l’appello all’amministrazione comunale ad attivarsi perché si possa tornare alla vita di sempre.

Fango e acqua, invece, hanno invaso i garage sottostanti, dove in molti avevano non soltanto le automobili ormai andate distrutte ma anche suppellettili per la quotidianità della vita domestica e ricordi spazzati via. Le scalette che conducono giù nei garage sono state erose dai detriti e i muri divelti dalla furia dell’acqua. I danni materiali vengono stimati intorno ai 900mila euro.

“In quei giorni – ci dicono alcuni testimoni – abbiamo avuto l’aiuto, la solidarietà e la vicinanza di tanti cittadini, di volontari, del parroco, della Croce Rossa e della Protezione civile”.

Da questo palazzo 30 famiglie in quelle tragiche ore di 40 giorni fa sono state evacuate per precauzione: al di sopra di questo stabile, infatti, c’è non solo il costone che ad ogni pioggia continua ancora a franare, come stamattina presto quando sono intervenuti anche i vigili del fuoco per un sopralluogo, ma anche un altro edificio posizionato in cima ad una collinetta che fa paura.

Oggi i condomini, che si sentono dimenticati e abbandonati dalle istituzioni, sono ancora ospitati presso amici e parenti ma il disagio è forte e deriva soprattutto dall’incertezza sui tempi di rientro nelle proprie abitazioni.

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