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Lungosabato don Emilio Matarazzo, degrado senza fine: strada e argine del Sabato discariche a cielo aperto

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Dopo le foto scattate da un nostro web spettatore lo scorso 21 agosto, che immortalavano il fiume Sabato invaso da una macchia di liquami in seguito ad un forte temporale, alla nostra redazione sono giunte nuove segnalazioni dall’area. Tutte riguardano il forte stato di degrado nel quale versa via Lungosabato don Emilio Matarazzo.

Questa volta, le nostre telecamere si sono concentrate sui rifiuti abbandonati in strada che, insieme al forte caldo della stagione estiva, rappresentano un problema igienico-sanitario oltre che ambientale.

Appena superate le ultime abitazioni, in prossimità del cancello d’ingresso al parcheggio dei distinti dello stadio “Ciro Vigorito”, lo scenario che troviamo è disarmante. A terra giacciono materassi usati, mobili e, nascosta dalle sterpaglie, anche una lastra di eternit. Non è tutto però: l’area è diventata una vera e propria “isola ecologica” abusiva dove qualcuno ha scelto di “conferire” due frigoriferi e un condizionatore, che è rimasto incastrato a mezz’aria tra la rete metallica ed i rovi.

Dall’altro lato della strada, la situazione cambia di poco: non ci sono elettrodomestici, ma sono stati abbandonati rifiuti urbani, plastica e scarti di materiale edile. Il degrado prosegue anche dopo il cancello con buste e scarti che occupano la sede stradale fino al parcheggio dello stadio.

Non è tutto, però. Decidiamo di affacciarci verso il fiume e scopriamo che l’argine è divenuto il luogo prescelto per incendiare l’immondizia. Tra le macerie spuntano pneumatici, lattine, carta e perfino un forno a microonde. Il tutto a pochissimi metri dal corso d’acqua.

Poco distante, inoltre, qualche altro ha deciso di trasformare l’argine in un enorme contenitore per la plastica gettando via centinaia di bottiglie e buste già differenziate per tipologia.

“Bisogna fare qualcosa – concludono i cittadini nelle loro segnalazioni –. Quest’area, tra la frana e il degrado, sta diventando invivibile”. Senza dimenticare, anche, il grave danno ambientale che si sta creando.

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