Sindacati
Provincia, Cgil e Cisl spiegano il loro “no” alla creazione della Fondazione Centro Studi

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Dura nota inviata da Antonio Forgione (Cisl FP), Gianna Serena Franzé (FP Cgil) e dagli Rsu Serafino De Bellis, Gabriella Gomma, Tiziana Iannace, Francesco Mervoglino, Maurizio Soreca e Osvaldo Romano per manifestare il loro dissenso alla creazione della Fondazione Centro Studi Provincia di Benevento.
“L’Università del Sannio – scrivono – ha detto NO alla FONDAZIONE ed allora la Provincia di Benevento se la fa da sola. Con deliberazione n. 18 del 30 giugno 2014, assunta con i poteri del Consiglio, il Commissario Straordinario della Provincia di Benevento, alla vigilia della gestione ordinaria, ha approvato lo schema di statuto della “Fondazione Centro Studi Provincia di Benevento”.
Peccato, però, che la normativa nazionale (si veda l’art. 23 della legge n. 89 del 23 giugno 2014 di conversione del D.L. n. 66/2014) imponga il riordino e la riduzione della spesa delle società partecipate anche degli enti locali.
Per la Provincia di Benevento – continuano i sindacalisti – tali disposizioni normative sembrano non valere. E anziché riordinare e ridurre i costi delle partecipate, peraltro alcune in profondo rosso, addirittura se ne creano di nuove.
L’istituzione denominata “Fondazione Centro Studi Provincia di Benevento” è più o meno la stessa che si voleva costituire con l’Università del Sannio; gli stessi organismi, gli stessi scopi, gli stessi eventi biennali e, tristemente, la stessa durata (20 anni). Stavolta, però, i costi sono totalmente a carico della Provincia e sono molto salati.
Oltre a quelli per la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’immobile sede delle attrezzature ed a quelli necessari per il pagamento delle utenze, per il servizio di pulizia, per la manutenzione delle attrezzature, – proseguono – si dovranno anche sostenere quelli del segretario amministrativo che non sarà un dipendente della Provincia, ma sarà scelto “tra i dipendenti pubblici con pluriennale esperienza organizzativa” dal Presidente della Fondazione d’intesa con il Presidente della Provincia.
Complessivamente non meno di 100.000 euro all’anno oltre ai 100.000 euro già stanziati negli esercizi scorsi ed all’uso gratuito dell’immobile restaurato di recente.
Un ulteriore schiaffo, da parte di questa Amministrazione, ai dipendenti interni all’Ente evidentemente considerati “incapaci” anche di ricoprire un ruolo non dirigenziale quale quello di segretario amministrativo.
Ma serve alla Provincia ed al Sannio una Fondazione di questo tipo? L’art. 5 dello schema di Statuto approvato “Scopi Istituzionali”, ha subito solo alcune modifiche a seguito dell’abbandono dell’Università.
Si legge: “La Fondazione …… diviene soggetto giuridico propulsore dello sviluppo e della conoscenza, in ambito nazionale ed internazionale, nel settore degli studi finalizzati allo sviluppo dell’industria creativa, della produzione artistica e della ricerca scientifica e tecnologica”.
Inoltre: “Essa intende sviluppare e coordinare piani ed interventi che siano diretti a creare indotto ed a garantire un crescente livello di benessere per gli utenti ai quali si rivolge, senza peraltro sostituirsi alle persone giuridiche che coadiuva nello svolgimento delle funzioni ad esse affidate per legge”.
Il successivo art. 6, invece, – affermano – rimane pressoché invariato. Si legge che la Fondazione, per il conseguimento degli obiettivi programmatici, provvede, in particolare “alla progettazione ed all’allestimento, nel capoluogo sannita, di due eventi biennali, rispettivamente denominati “Biennale dell’Innovazione” e “Biennale dei Longobardi”, da tenersi, il primo, negli anni pari, il secondo, negli anni dispari.”
Probabilmente l’attività della fondazione si incentrerà esclusivamente sui due suddetti eventi. E per realizzarli c’era proprio bisogno di una Fondazione e del suo apparato?
Pensiamo proprio di no perché la struttura all’Ente ha al suo interno le professionalità necessarie per realizzare eventi simili, come ha già fatto con la “Biennale di studi sui Longobardi” organizzata e gestita dal Settore Cultura in maniera brillante proprio di recente.
Rimangono, però, pressoché invariati anche una serie di organismi, pensati probabilmente solo per dare spazio ai tanti (noti?) che probabilmente anelano ad occupare un posto di Presidente (se ne prevedono ben cinque nello statuto della fondazione!)
Sì CINQUE PRESIDENTI. D’altronde una Presidenza non si nega a nessuno! (1) Il PRESIDENTE della Fondazione (nominato dal Presidente della Provincia); (2) Il PRESIDENTE del Consiglio di Gestione (che è il Presidente della Provincia o un suo delegato); (3) Il PRESIDENTE (3) del Consiglio dei Fondatori. Poi c’è l’Assemblea di Partecipazione, costituita dagli aderenti e dai sostenitori, presieduta dal Presidente della Fondazione. Ed infine altri TRE organismi a cui vengono affidati la pianificazione e la gestione degli eventi biennali (tutti nominati dal Presidente della Fondazione). Sono: (4) PRESIDENTE onorario;
Comitato di Programma (non è definito il numero dei componenti); (5) PRESIDENTE (5) del Comitato di Programma.
I primi amministratori della Fondazione sono nominati nell’atto costitutivo e se ne potrebbero vedere delle belle (noi cercheremo di evitarlo).
Ed ai cinque PRESIDENTI si devono aggiungere un numero notevole di componenti dei vari organismi. E’ stato impossibile contarli tutti, perché sono tanti, perché non sempre il loro numero è stato determinato e in alcuni organismi può subire modifiche in aumento nel caso in cui alla Fondazione aderiscano altri Enti.
E allora alla domanda che ci siamo posti – concludono – possiamo rispondere: No, non abbiamo bisogno di una Fondazione. 1. Perché non serve alla Provincia ed al Sannio; 2. perché è un organismo inutile; 3. perché gli eventi che la Fondazione propone, possono essere realizzati dai lavoratori dell’Ente; 4. perché costa troppo; 5. perché andrà ad impegnare economicamente l’Ente per tanti anni; 6. perché tratta materie non più di competenza della Provincia; 7. perché umilia i dipendenti dell’Ente; e, infine, 8. perché non si può creare una nuova struttura quando la consiliatura è già finita da un pezzo e il Commissario straordinario resta in carica solo “per l’ordinaria amministrazione, comunque nei limiti di quanto disposto per la gestione provvisoria degli enti locali dall’articolo 163, comma 2, del testo unico, e per gli atti urgenti e indifferibili, fino all’insediamento del presidente della provincia”. E allora: Cui prodest?”.