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CULTURA

Risorse possibili delle periferie: CIVES ospita il prof. Fusco Girard

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Si è tenuta il 10 Gennaio presso il Centro di Cultura “Raffaele Calabria” la quarta lezione di “CIVES – Laboratorio di Formazione al Bene Comune” che questa volta ha ospitato il professore Luigi Fusco Girard (docente di Economia ambientale presso l’Università di Napoli “Federico II”).

L’incontro, dedicato alle risorse possibili delle nostre periferie urbane, è stato introdotto da Ettore Rossi (Direttore dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro della diocesi di Benevento) il quale ha anticipato il possibile (e diverso rispetto all’ordinario) cambio di prospettiva nell’analisi dello stesso concetto di periferia: “Le periferie non hanno necessariamente una valenza negativa. Esse, al contrario, ci consentono di leggere in maniera più precisa la realtà rispetto al centro.

Tutto ciò senza dimenticare che il protagonismo giovanile, ad esempio, è più marcato proprio all’interno degli stessi contesti periferici. Attraverso il nostro Laboratorio intendiamo far passare il messaggio che è importante costruire bellezza nei luoghi marginali, che inneschi meccanismi emulativi di altra bellezza, perché altrimenti il degrado richiamerà altro degrado”.

Subito dopo è intervenuto Antonio De Luca, da diversi anni membro scout dell’AGESCI di Benevento, il quale ha raccontato l’impegno della sua associazione, fortemente radicata nelle periferie della nostra città: “Lo scoutismo del nostro territorio – ha esordito De Luca – è stato da sempre proiettato sui nostri quartieri periferici, con la consapevolezza di dover raccogliere due sfide: quella, semplicemente, di stare in questi luoghi e quella di occuparci di educazione, cercando di dare un’opportunità differente a contesti giovanili che di solito vedono ben poco.

In questi luoghi cerchiamo di educare i ragazzi ad una cittadinanza attiva, alla conoscenza e all’amore del proprio territorio, al servizio per il prossimo, al bisogno di comunità, e alla conseguente condivisione di tutto questo con i loro coetanei: abbiamo imparato con i nostri giovani che fare rete è l’unico modo per uscire positivamente dalle periferie”.

Illustrando poi, nel concreto, alcuni esempi di attività e impegni presi sul territorio (primo tra tutti quello di contrasto alle criminalità locali), De Luca ha concluso sull’importanza del valore formativo derivante da tale esperienza: “Sognare non è un reato, e i giovani delle periferie, più degli altri, devono immaginare luoghi più vivibili e fare la loro parte: nel processo democratico ciascuno di noi deve fare la propria parte.”

Successivamente la parola è passata al prof. Girard, il quale ha introdotto la sua lezione attraverso alcuni esempi di esperienze positive nate in contesti fortemente problematici come quelli periferici del South Bronx e di Nairobi. In essi è stato possibile ricostruire una speranza di riscatto grazie alla quale si è andati oltre il sogno e sperimentata la possibilità di poter cambiare effettivamente qualcosa: “La speranza è intimamente connessa al concetto di comunità – ha dichiarato, – e casi di sviluppo eccezionale come quello della Silicon Valley dimostrano quanto siano importanti fattori come il rispetto delle regole, la fiducia reciproca e un contesto in cui ci si sente realmente liberi di poter ipotizzare idee innovative: non si tratta, dunque, di avere esclusivamente risorse economiche favorevoli di partenza.”

Fusco Girard ha poi sottolineato l’ambiguità contemporanea rispetto ad alcuni concetti quali centro e periferia, centralità e marginalità, dovuta alla configurazione di nuove geografie che determinano in maniera diversa tali entità e le possibili risorse che queste possono offrire: “Noi solitamente quando parliamo di periferie urbane ci poniamo il problema di come rigenerarle, dimenticando che spesso queste aree hanno molta più vitalità di certi quartieri appartenenti al centro; al loro interno si possono intravedere, infatti, rapporti personali nei quali ci si riconosce davvero come persone e non come individui: sono dunque le periferie a rigenerare a loro volta tutto il tessuto cittadino.

Le periferie delle realtà metropolitane sono ancora oggi portatrici di una cultura diversa, che riesce a legare le componenti, a riutilizzare. Si tratta di una cultura della ri-circolarizzazione che è fondamentale nel processo rigenerativo.”

Contrapponendo tale modello a quello del centro, dedito all’opposto all’usa e getta, il docente ha identificato nel capitale immateriale la vera risorsa di cui dispongono le città e nella quale investire: “Capitale umano e capitale sociale sono fertilissimi nelle nostre periferie e devono essere messe a disposizione della città tutta per la sua ricivilizzazione.

Il nuovo paradigma al quale tendere è quello di una città rigenerativa di relazioni (umane, ecologiche, sociali…) all’interno della quale i processi sono circolari, e fondati su sinergie o, meglio ancora, su simbiosi.”

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