Università
Tagli all’Università, l’ateneo sannita si mobilita e chiede più ascolto da parte dei rettori
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Erano in tanti nella sala blu di piazza Guerrazzi tra docenti, ricercatori, studenti e personale tecnico amministrativo dell’Università del Sannio a dire no alla manovra di austerità che penalizza le università italiane e in particolare quella del Sannio, che rischia di essere marginalizzata nel suo ruolo in un territorio che già piange la desertificazione produttiva in atto.
Un grido d’allarme lanciato in seno all’assemblea d’ateneo svoltasi questa mattina nell’ambito della “Settimana nazionale di mobilitazione per rilanciare l’Università”, indetta dalle diverse sigle sindacali dei lavoratori della conoscenza, tra cui Cigl, Cisl e Uil. Sono tutti pronti e uniti per chiedere più risorse, più assunzioni, più turn-over e il rinnovo dei contratti collettivi.
Secondo il coordinatore nazionale del Forum docenza FLC CGIL e membro del CUN, Alessandro Arienzo, le possibili politiche di sviluppo per l’ateneo sannita sono da ricercarsi “nel reclutamento di giovani docenti e ricercatori e nella necessità di resistere alla tentazione di ridurre l’offerta formativa , ampliandola ulteriormente”. “Bisogna lavorare – ha aggiunto Arienzo – nei singoli atenei a spingere il governo nazionale ad investire nei settori della conoscenza e della formazione”.
L’iniziativa di protesta è rivolta anche a chiedere maggiore ascolto da parte rettori, che, secondo quanto denunciato dai rappresentanti sindacali intervenuti, in passato “hanno assecondato le politiche di riforma dell’ex ministro del MIUR Gelmini, piuttosto che venire incontro alle richieste dei docenti e degli studenti”.
Presente all’assemblea anche il rettore dell’Università degli Studi del Sannio, Filippo De Rossi, che è arrivato con un’ora e mezza di ritardo per altri impegni istituzionali.
Sembra che nel 2010 sia stato firmato un protocollo d’intesa, poi arenatosi per mancanza di risorse, per attivare uno scambio formativo tra le diverse università campane, come quello tra la Partenope e l’ateneo del Sannio. Un’ipotesi che, se fosse fondata, comporterebbe gravi rischi sulla possibilità da parte degli studenti di accedere ai vari corsi di studio e si chiede pertanto di aprire un dibattito pubblico sul tema che al momento non esiste.