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Reino: il Circolo Pd “R. Kennedy” denuncia gli sperperi dell’amministrazione comunale

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Riceviamo e pubblichiamo la nota a firma di Giovanni Cacciano e Pio Antonio Petrone del Pd Reino – Circolo Robert Kennedy. Nel loro intervento i due esponenti del Partito Democratico hanno denunciato gli sperperi economici riguardanti l’amministrazione comunale a fronte dell’aumento tasse.

“La politica è una maniera esigente di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri”. Così scriveva Paolo VI nell’Octogesima Adveniens, in occasione dell’80° anniversario dell’enciclica Rerum Novarum, il 14 maggio 1971. Al di là della connotazione cristiana della definizione di papa Montini, è evidente che ad essere richiamata sia comunque quell’arte nobile e difficile di periclea memoria, esercizio organico di responsabilità civile e solidarietà umana, legata al rigore degli ideali quali emergono da incoercibili esigenze di progresso, di pace, di giustizia e di libertà.

Al contempo quell’arte resta molto difficile da attuarsi perché necessita di essere continuamente messa in discussione, da cui l’esigenza dello studio perenne, per evitare di cedere alla tentazione della vacua ideologia.

BUONA POLITICA E BUCHI DI BILANCIO – Certo i risultati non sono garantiti, ma la buona politica vive e si rigenera nel continuo tentativo di migliorarsi rispetto ai risultati ottenuti ed agli errori commessi. Ogni responsabilità di governo, a qualsiasi livello, non può conseguentemente prescindere dall’avere a cuore le sorti della propria comunità, sia essa una nazione, una regione o un piccolo comune.

L’interesse collettivo, la comune destinazione, è o dovrebbe essere la stella polare di ogni azione politica degna di questo nome. Ed è con questi principi ben saldi nella mente che ci accostiamo, senza pregiudizi ideologici, a valutare anche l’amministrazione del nostro piccolo borgo.

Riscontriamo purtroppo una sterile miopia dell’azione di governo di questi ultimi anni. Ingenti le risorse pubbliche dilapidate senza che un solo euro sia stato investito per la crescita della comunità e per una maggiore qualità e quantità dei servizi ai cittadini. Ammontava a ben 300mila euro l’avanzo del Comune al 31 dicembre 2009 (fonte bilancio comunale).

Dopo soli due anni di spese folli, a gennaio 2012, l’amministrazione di Reino si è vista costretta a disporre un’anticipazione di cassa di oltre 200mila euro. La forza dei numeri crediamo non richieda ulteriori commenti.

Magari un giorno, tra una piroetta e l’altra, l’ex vice sindaco nonché assessore al Bilancio, l’Avv. Verzino, troverà il tempo per spiegarci come ha fatto a sperperare in 24 mesi tante risorse. Vanno inoltre evidenziati gli sconsiderati aumenti, a fronte di un peggioramento dei servizi erogati, di tutte le imposte comunali (TARSU, IMU, MENSA SCOLASTICA).

Le scelte politiche dell’attuale amministrazione hanno portato Reino sull’orlo del baratro. Pochi giorni orsono è stata messa in liquidazione la società del comune che, assicurando vari servizi essenziali, dava anche reddito a lavoratori locali ed alle rispettive famiglie. Una scelta sconsiderata che, unitamente ad evidenti incapacità di gestione, renderà di nuovo il nostro paese terra di conquista e di accordi sottobanco con aziende e cooperative esterne. Che squallore se pensiamo che solo le spese per i festeggiamenti di natale 2010 (circa 20mila euro) avrebbero coperto il costo annuale di 3 operai della Multiservice!

CILIEGINA SENZA TORTA – Al peggio non c’è mai fine, recita un vecchio detto, ed i fatti di questi giorni sembrano confermare la saggezza del proverbio. A Reino ormai i consigli comunali si celebrano solo in «seconda convocazione» per mancanza dei numeri necessari, confermando che sono venute meno le condizioni politiche e la legittimazione democratica per dare senso e sostanza all’azione amministrativa.

Eravamo stati facili profeti quando avevamo osato dire: «ciò che è stato concepito contro qualcuno e non per costruire qualcosa porterà allo sfacelo». Non immaginavamo tuttavia un disfacimento di queste dimensioni.

Tralasciamo ogni considerazione sulle vicende del vice-sindaco Peloso e delle sue, riteniamo dovute, dimissioni. Vediamo tuttora musicanti e ballerine danzare sul Titanic, magari immaginando che l’interessato soccorso di «nani e acrobati da circo» possa portare ristoro. Purtroppo, al di là di ogni considerazione politica e di parte, la comunità reinese sta pagando un prezzo salatissimo che non meriterebbe. Sono questi i tempi in cui importantissime decisioni che riguardano il futuro dell’attività amministrativa e gestionale del comune andranno prese.

Ci riferiamo alla necessità di consorziare alcune delle funzioni in capo ai piccoli comuni. Purtroppo, da quanto ci è dato sapere, siamo già stati svenduti in cambio di qualche vantaggio personale in favore di chi pare non sia abituato a discernere la res publica dagli affari privati. Non sarebbe stato saggio e previdente coinvolgere la cittadinanza sulle scelte che riguarderanno la vita dei cittadini Reinesi dei prossimi anni?

IL FUTURO E’ ADESSO – Appare non più procrastinabile, alla luce dei fatti, mettere in campo un progetto che coinvolga uomini e donne di «buona volontà» per invertire quel declino che ai più appare inesorabile. Il nostro piccolo comune non merita di diventare un paese fantasma dell’entroterra sannita, né il feudo di qualche ingordo dinosauro fortorino. Basta personalismi, c’è bisogno di un cambio di passo in grado di far recuperare la credibilità perduta.

C’è l’urgente necessità di dare priorità ai problemi reali che attanagliano non solo Reino ma l’intera Provincia, a partire dai drammatici tassi di disoccupazione giovanile. Molti giovani sono costretti a scappare e il nostro territorio si vede così privato delle energie e delle competenze su cui fondare ogni «speranza di futuro».

Le sfide che la nostra epoca ci pone innanzi non sono facili e noi non abbiamo ricette miracolose da proporre ma programmi seri e coerenti con il ventaglio di azioni che una politica finalmente nazionale e unitaria saprà mettere in campo.

Come abbiamo più volte scritto, queste aree potranno avere ancora un’opportunità laddove la locale società civile saprà fare sistema e convergere su obiettivi comuni che si prospettano ambiziosi ma realizzabili perché fondati sulla lungimiranza dell’azione politica e non sulla sprovveduta improvvisazione degli avventurieri.

Chi proponeva mirabolanti soluzioni e progetti altisonanti non si è rivelato all’altezza di fronteggiare neanche le più comuni impellenze della quotidianità. Per il bene di tutti, ne prenda atto e vada a casa”.

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