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POLITICA

Riordino Province. Ruscello: “Soccombiamo non per colpa di Cimitile, ma per le eterne divisioni”

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Luigi Ruscello del Comitato Salviamo il Sannio. Di seguito il testo.

“Il mantenimento senza requisiti della Provincia di Benevento non sarebbe l’unica eccezione Siamo giunti al primo step del cosiddetto «riordino delle Province» e, da un sommario esame delle varie posizioni riportate sui mezzi di informazione, sembrerebbe che tutte le colpe siano del Presidente Cimitile, il quale, invece di accettare supinamente un provvedimento sbagliato nella forma e nella sostanza, sta cercando in tutti i modi di conservare in vita la Provincia di Benevento.

Il decreto 95/2012, ora legge 135/2012, come da precedenti interventi, ritengo infatti sia sbagliato nella forma, perché contra legem, e nella sostanza, perché non rispettoso del principio economico delle economie di scala (basti considerare lo spezzettamento delle funzioni). A me sembra, peraltro, che antichi difetti italici si stiano dilatando a dismisura, cosicché domina oggi la più pura schizofrenia, nel senso che manca una qualsivoglia parvenza di dibattito razionale, ancorché serrato. Basti pensare che non appena si viene a conoscenza di una ruberia, la soluzione è quella di eliminare l’Istituzione ove è avvenuta (province e regioni): fra poco si chiederà anche l’abolizione dei Condomíni. Cosicché, è ritornato prepotentemente alla ribalta il tema delle macroregioni, ma non nel senso dell’originario progetto della Fondazione Agnelli, ossia portarle a 12, bensì in quello del Prof. Miglio, ossia nel restringerle a sole 3 entità. Tanto varrebbe, allora, adottare la proposta del Prof. Antonio Martino, ossia lasciare in vita solo i Comuni, nell’ambito, peraltro, di un più articolato e complesso riordino normativo. Ma, ripeto, il problema andrebbe affrontato con calma e raziocinio, e non sull’onda emozionale del «Batman» di turno.

D’altronde, l’occasione per incidere sull’ordinamento amministrativo fu mancata il 5 luglio dello scorso anno, quando la proposta di legge costituzionale C. 1990, avente ad oggetto la soppressione delle Province, fu bocciata dalla Camera dei Deputati (a titolo di cronaca: Boffa e Pepe si astennero, De Girolamo e Formichella votarono contro. Nella votazione del 7 agosto scorso, invece, Boffa e Pepe non hanno partecipato, la De Girolamo era in missione e Formichella ha votato a favore). Comunque, per ritornare al riordino delle province, è da osservare che la Campania non si distinguerebbe in modo particolare dalle altre Regioni, in quanto, nell’ampio ventaglio di soluzioni che si stanno delineando, si va dal Lazio, in cui il CAL non ha espresso alcuna proposta ed ha solo preso atto della delibera della Giunta regionale con la quale si è deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale, alla Lombardia, in cui la proposta approvata dal CAL prevede addirittura 3 deroghe ai criteri governativi. E la Lombardia non credo possa essere definita una regione «provinciale».

Al riguardo, vorrei ricordare quanto scritto dal Prof. Onida su Il Sole-24 Ore del 5 settembre scorso e cioè: «E se all’esito del riordino risultasse riconosciuta l’identità storica di qualche territorio provinciale con soli duemila chilometri quadrati di superficie o soli 250mila abitanti non ci sarebbe affatto da gridare allo scandalo».

A mio parere, quindi, siamo destinati a soccombere non per colpa del Presidente Cimitile, ma per le nostre eterne divisioni. In questo periodo, ed a proposito del riordino, avete sentito mai due esponenti avellinesi esprimere opinioni contrastanti, giuste o sbagliate che esse siano?

In conclusione, però, a costo di essere vituperato, vorrei ricordare che sul tappeto vi è una soluzione alternativa portata avanti dal Comitato «Salviamo il Sannio», ovvero quella del referendum costituzionale per il distacco dalla Campania e l’aggregazione al Molise. Oltre 4mila cittadini hanno sottoscritto la petizione, consegnata lo scorso 1° ottobre al Presidente Cimitile, perché il Consiglio provinciale assuma la prescritta delibera per iniziare l’iter del progetto denominato «Molisannio». Ed è a questi 4mila cittadini quindi, e non al Comitato che ha promosso la raccolta firme, che il Consiglio provinciale deve dare una risposta: positiva o negativa che sia”.

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