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Sindacati

Palazzo Mosti, Uil Fpl: “Marcia indietro dell’amministrazione comunale sui contratti dei dipendenti”

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Nota della Uil Fpl Benevento sulla vicenda dei contratti ai dipendenti del Comune di Benevento. Il sindacato ha accusato l’amministrazione comunale di aver effettuato una “marcia indietro” sulla questione.

“Ieri sera, – si legge – dopo l’ennesima e snervante riunione al Comune di Benevento, non c’è stata più la firma sul contratto e, cosa ancora più clamorosa, una commissione dovrebbe rivalutare il tutto stabilendo se i dipendenti mantengono lo stesso valore delle indennità di disagio, previste dal precedente contratto del 9.06.2005, censurate dall’ispettorato del Ministero dell’Economia e delle finanze, e oggetto di giudizio di responsabilità erariale da parte della sezione regionale della corte de i conti per la Campania”.

“Dopo sette anni di discussione, il 15 maggio 2012 era stata raggiunta l’intesa sul nuovo contratto decentrato integrativo per gli oltre 400 dipendenti del Comune di Benevento, tanto che il sindaco di Benevento, Fausto Pepe, si era spinto a dire: “Dopo sette anni, finalmente, l’ente si dota di una base condivisa per la disciplina dei rapporti con i dipendenti che costituiscono la linfa vitale dei servizi erogati ai cittadini, il primo motore della complessa macchina comunale”.

“Vi era stato, poi, – continua la nota – l’esame positivo del collegio dei revisori dei conti e l’autorizzazione alla stipula da parte della giunta comunale, tant’è che il 3 luglio u.s. Fp Cgil, Uil Fpl e cinque dei dodici componenti la Rsu avevano apposto la firma definitiva sul contratto. Tra i punti principali dell’accordo avevamo ricordato: 1.le posizioni organizzative, che a regime sarebbero state sette (contro le 43 della provincia!), con uno stanziamento complessivo per la retribuzione di posizione e di risultato di soli € 63.000,00;
2.l’indennità di disagio, pari ad € 1,20 per ogni giornata di lavoro, da erogarsi solo a favore del personale delle categorie A e B che si ritrovi in determinate situazioni disagiate;
3. l’indennità di turnazione estesa al personale degli asili nido;
4. al personale delle categorie B, C e D sarebbe stata erogata l’indennità per lo svolgimento di compiti che comportano specifiche responsabilità, che rispettivamente non avrebbe potuto superare nel massimo € 850,00, € 1050,00 ed € 1300,00 annui;
5. previsione della banca delle ore che avrebbe consentito ai lavoratori di utilizzare le prestazioni di lavoro straordinario sia per ottenere la corresponsione dei relativi compensi sia, in alternativa, per beneficiare di permessi per riposo compensativo;
6. la parte residua delle risorse derivante dall’applicazione degli istituti di salario accessorio sarebbe stata interamente devoluta all’istituto della produttività per i dipendenti di categoria A e B esclusi dall’applicazione di altri istituti contrattuali;
7. il buono pasto veniva aumentato sino a raggiungere il valore di € 12,00 (oggi su questo istituto si è abbattuta la mannaia della spending review che riporta il valore nominale dello stesso buono pasto a 7,00 euro per tutti i dipendenti pubblici).
Infine, una volta entrato in vigore, il contratto prevedeva la verifica, entro 30 giorni, della posizione retributiva dei vigili viabilisti, degli autisti e di altre categorie (es: puericultrici)”.

Il segretario generale della Uil di Benevento, Fioravante Bosco, che al Comune di Benevento rivesta la carica di Rsu, così si esprime: “La giunta avrebbe dovuto confermare il suo operato e far decorrere il nuovo contratto dal mese di agosto 2012. Così non è stato e si è data partita vinta a chi contesta e non trova soluzione ai problemi, mentre il tenore di vita dei lavoratori sta precipitando. Il contratto sottoscritto il 15 maggio 2012 avrebbe dato più soldi ai lavoratori e avrebbe eliminato le illegittimità riscontrate dall’ispettore ministeriale Tatò.

Ora si rischia di andare avanti per mesi, se non per anni, su una discussione sterile per verificare se un dipendente guadagna o perde un euro al mese. I problemi, a mio modesto parere, non sono questi, ma il lavoro che latita, la riconversione dei lavoratori del polo tessile di Airola, piuttosto che la grave crisi che si è determinata presso l’acciaieria Ilva di Taranto”.

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