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Il CeSVoB contro la soppressione dell’Osservatorio Nazionale per il Volontariato

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Il CeSVoB, tramite il suo presidente Antonio Meola, ritiene che la soppressione dell’Osservatorio Nazionale per il Volontariato, l’Osservatorio promozione sociale, il Comitato per i minori stranieri, la Consulta per i problemi degli stranieri immigrati e delle loro famiglie, la Commissione di indagine sulla esclusione sociale delle Associazioni di Promozione Sociale rappresenti un fatto grave e dannoso.
Si tratta di organismi previsti da Leggi dello Stato il cui funzionamento non ha oneri per la finanza pubblica.
Grave – si legge nella nota – perché l’Osservatorio è la sede nella quale, con il dialogo fra Società Civile e Governo, si cancellano gli spazi di partecipazione democratica di cui invece il nostro Paese ha un grande bisogno, oggi più che mai, per rinsaldare la coesione sociale
Dannoso – aggiunge – perché oltre a non produrre apprezzabili risparmi nella spesa pubblica (i membri dell’Osservatorio hanno diritto solo alle spese di viaggio per le riunioni!), riporta importanti funzioni di indirizzo, monitoraggio, sostegno del mondo associativo all’interno di una macchina burocratica ministeriale altrettanto indebolita.
Ci appelliamo – continua il comunicato del CeSVoB – alle forze politiche perché il Parlamento respinga questa proposta e ripristini l’Osservatorio dell’Associazionismo e del Volontariato, senza oneri per lo Stato.
Si chiede anche alle forze politiche sannite presenti in Parlamento che si adoperano affinchè si modifichi il Testo dell’art. 4 del Decreto Legge 95/2012 (Spending Rewiew)
I Commi 6-7-8 in particolare, se approvati, impedirebbero qualsiasi rapporto convenzionale diretto fra qualsiasi livello istituzionale e qualsiasi Associazione del Terzo Settore.
Una versione così radicale ed ideologica della concorrenza e del mercato distruggerebbe così tutte le attività, comprese quelle gratuite e volontarie, che i cittadini associandosi organizzano in campo sociale, sportivo, culturale. Rispondendo ai bisogni delle persone, soprattutto dei più deboli, su tutto il territorio nazionale.
Fra l’altro non c’è risparmio su questo provvedimento, anzi affidarsi alla concorrenza e al mercato privato su tutti i servizi e attività sociali e di cura, escludendo le risorse del volontariato e dell’associazionismo non fa che aumentare e rendere più inefficiente la spesa pubblica.
Ci appelliamo al Parlamento – conclude la nota – perché scongiuri una proposta che appare improvvisata e priva di senso, e ripristini un quadro di rapporti fra pubblico e privato sociale basato sulla sussidiarietà e la collaborazione.