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Bencardino risponde a Zerella: “Dichiarazioni sconcertanti”. La controreplica: “Nessuna caccia alle streghe”

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“Le recenti dichiarazioni a mezzo stampa del dottor Domenico Zerella, intervenuto su diverse questioni riguardanti l’Università degli Studi del Sannio, risultano sconcertanti. Ricorrere ai comunicati stampa per confrontarsi su questioni che hanno i loro momenti e spazi istituzionali di confronto, sta a significare, da un lato, una torsione strumentale e dall’altro il poco rispetto per l’Istituzione che si rappresenta”. A dichiararlo è il Rettore dell’Unisannio, Filippo Bencardino.
“Il dottor Zerella (consigliere di amministrazione dell’Ateneo sannita solo dall’11 novembre 2011, tra le ultime nomine firmate dal ministro Gelmini alla caduta del governo Berlusconi), – aggiunge Bencardino – è dal suo esordio protagonista di silenziosissime e religiose presenze durante i lavori del Consiglio di amministrazione, di cui approva formalmente gli atti, e di loquacissime quanto imprecise dichiarazioni a mezzo stampa”.
“Il poco loquace consigliere – continua – è intervenuto sovente in questi ultimi due mesi attraverso le agenzie di stampa, dapprima invocando la rifondazione dell’Università per sottrarla alla deriva di una presunta liceizzazione, poi rivendicando al suo persuasivo intervento il merito del rimborso agli studenti dell’extragettito della contribuzione studentesca e infine tracimando in un’annichilente stigmatizzazione moralistica, riferita alle recenti vicende amministrative e legali dell’Ateneo.
“Tralasciando le personalissime osservazioni sulla politica di Ateneo, mai oggetto di suoi interventi in Consiglio, per quanto riguarda la questione delle contribuzioni studentesche vogliamo qui ricordare che la restituzione dell’extragettito era un impegno ben preciso assunto dal Rettore con gli studenti già nel dicembre 2010, quando venne deciso l’inevitabile incremento della tassazione. Quindi il tener fede ad un impegno è cosa diversa dal rivedere la propria posizione sulla base di sollecitazioni esterne”.
“Veramente incresciosa – spiega Bencardino – l’ultima esternazione: ergersi a paladino di legalità e sana gestione, senza una lettura disaggregata dei dati riferiti alle spese legali, sa tanto di strumentalizzazione utilitaristica e di visione miope della realtà. Occorre su questo punto precisare sinteticamente che i dati relativi a tale voce per l’anno 2011 si riferiscono a numerosi incarichi legali, afferenti ad azioni di particolare delicatezza in quanto riguardano recuperi di crediti dell’Ateneo nei confronti di terzi, soggetti pubblici e privati, per un importo complessivo di otre 3 milioni di euro. Senza considerare che le numerose pronunce favorevoli hanno portato al recupero di gran parte delle spese legali sostenute, che, unitamente alla copertura assicurativa, “polizza tutela legale”, azzera i costi sostenuti dall’Amministrazione”.
“Soprattutto, esperienza e memoria del dottor Zerella – conclude il Rettore – dovrebbero renderlo più prudente nel condannare chicchessia prima di una sentenza definitiva, essendo principio generale del nostro ordinamento quello della presunzione di innocenza, canone fondamentale di civiltà giuri
A distanza di poche ore arriva la contro replica del prof. Domenico Zerella, componente del Consiglio di amministrazione dell’Università degli Studi del Sannio, in una nota stampa: “Il rettore richiama, credo di aver capito in maniera ironica, altrimenti non avrebbe alcun senso– scrive Zerella – la mia recente nomina in Cda, sottolineando come essa abbia costituito uno degli ultimi atti firmati dall’allora ministro Gelmini, colpevole evidentemente di rappresentare una parte politica forse poco consona agli interessi politici del rettore stesso. Non riesco a capire, nonostante mi sforzi, cosa possa significare, in termini di attenzione alle politiche dell’ateneo, se la nomina sia avvenuta oggi piuttosto che ieri o l’altro ieri, né se sia avvenuta in costanza di governo o di crisi. Il rettore sa bene – e non è quindi il caso di ricordarglielo né qui né in altra sede – che il mio personale interesse per l’università è cosa antica, risalente a prima dell’incarico di Addetto alle relazioni internazionali e del dottorato di ricerca, entrambi espletati e conseguiti anni fa (2001-2005) proprio presso l’Università del Sannio.
Ma, evidentemente, tale passato deve essere stato considerato poco degno di nota dal rettore, se fin dall’atto della mia nomina egli cassò questi titoli dal comunicato che rendeva noto alla stampa il mio curriculum.
Ancora. Durante le sedute del Cda, evidentemente il rettore è troppo preso dalla smania della fretta di concludere i lavori per non ricordare che, proprio durante il Cda del 28 maggio scorso, entrambi – con la partecipazione di qualche altro autorevole componente – fummo protagonisti di un corretto e costruttivo scambio di opinioni su alcuni passaggi della mia nota stampa nella quale, allora come oggi, affrontavo con forza la questione di una “ri-fondazione” dell’università, chiarendo – ma evidentemente non fui compreso – il concetto di “liceizzazione” dell’università e richiedendo, allora come oggi, un serio ed autentico momento di confronto su ruolo, missione e prospettive del nostro ateneo.
Il rettore sa troppo bene che queste cose prescindono – per quanto mi riguarda – dalla data in calce alla mia nomina, ma fanno parte della mia esperienza e della mia memoria, queste sì! Ne ribadisco, quindi, con forza anche in questa sede tutta l’attualità e l’urgenza. Altro che “silenziosissime e religiose presenze”!
Infine. Sono soddisfatto, ovviamente, del buon esito delle pronunce legali nei giudizi nei quali l’università è coinvolta: non potrei essere altrimenti. Anche in questo caso, il rettore sa bene che la sindrome da “caccia alla streghe” non mi è affatto consona, non mi appartiene, non mi ci riconosco. Così come non mi piace la sindrome del torcicollo, guardare, cioè, sempre e soltanto alle cose buone del passato e non riconoscere il valore del presente.
Stia tranquillo, quindi, il rettore: non ho condannato chicchessia prima di una sentenza definitiva, ho solo sottolineato – e lo faccio ancora in questa sede – come motivi di opportunità politica, prima ancora che di trasparenza, suggerirebbero di tentare altre strade, tutte ovviamente facilmente percorribili, nella gestione degli incarichi legali.
Non voglio certo passare per il don Chisciotte di turno, ma solo ricordare al rettore che ciascuno ha il diritto di esprimere, in qualunque sede, la propria opinione, anche questo “canone fondamentale” di civiltà e che quelle che possono sembrare ad alcuni “incresciose” e “sconcertanti” dichiarazioni, probabilmente hanno il pregio dell’indipendenza e non il difetto del bavaglio.”