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CRONACA

Colpo ai Pagnozzi. Cafiero de Raho: “Benevento non esente da presenze camorristiche”

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“Benevento non è esente da presenze camorristiche. Ma se si collabora di più, possiamo far scomparire la camorra dal Sannio e relegarla alle zone di Napoli e Caserta”.

Non usa mezzi termini il procuratore aggiunto della D.D.A. di Napoli, Federico Cafiero de Raho, per decretare la fine dell’idea di Benevento come “isola felice”. Il magistrato, da sempre impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata e protagonista dell’ultimo arresto eccellente di Michele Zagaria, ex primula rossa dei Casalesi, è arrivato a Benevento in occasione della conferenza stampa in Procura, a seguito dei 24 arresti dell’operazione “La Montagna”, che ha colpito duramente il clan Pagnozzi di San Martino Valle Caudina.

Grazie all’operazione condotta da Polizia e Carabinieri, in carcere sono finiti pezzi da novanta del crimine locale, come Carmine Morelli, affiliato al gruppo degli Schiavone, autore di omicidi a Casal di Principe e di gravi estorsioni a danno di amministratori nel Sannio. In particolare a Telese Terme, l’uomo aveva contatti con ex amministratori comunali, tra i quali l’ex vicesindaco e l’ex assessore all’urbanistica, per far assumere due persone nella pubblica amministrazione o nelle imprese private.

“Un episodio grave per l’accondiscendenza dimostrata a questi gruppi da amministratori pubblici che non collaborano con le forze dell’ordine – ha commentato Cafiero de Raho -, le prime frontiere contro la malavita devono essere i sindaci”. Un monito, quello del magistrato antimafia, rivolto alle istituzioni del territorio ad essere sempre vigili e a denunciare qualsiasi tipo di intimidazione da parte della criminalità organizzata.

Tentato omicidio, estorsioni, detenzione e porto illegale di armi, traffico di stupefacenti. Sono queste alcune delle attività illecite condotte dall’organizzazione criminale di San Martino Valle Caudina che, affiliata ad altri clan sanniti come gli Sparandeo e i Iadanza-Panella, era riuscita ad allargare la sua rete malavitosa in quasi tutti i paesi della Valle Caudina e Valle Telesina. In particolare il boss Domenico Pagnozzi, soprannominato “O’professore”, vero e proprio cardine dell’organizzazione criminosa, si era contraddistinto per la violenza con cui perpetrava estorsioni agli imprenditori. Pur vivendo a Roma, continuava ad utilizzare una masseria di famiglia, isolata sul monte che sovrasta San Martino Valle Caudina. Lì, anche con la forza, conduceva gli imprenditori reticenti. La struttura era inoltre la base logistica per gli incontri con gli altri componenti del sodalizio, dove si pianificava il lavoro illecito, si informava il capo sullo stato dell’attività criminale e si pagavano gli stipendi agli affiliati.

A riguardo dei diversi episodi estorsivi, poi, dalle indagini della D.D.A. di Napoli è emerso che non era necessario ricorrere ad attività violente per “piegare” il commerciante o l’imprenditore edile che aveva cantieri in zona, nonché per recuperare credeti vantati da terzi: bastava, infatti, nominare il nome del capo clan o convocarli al cospetto di Domenico Pagnozzi per raggiungere gli obiettivi illeciti. Chiara è ad esempio l’estorsione, emersa dall’attività di intercettazione ambientale, ai danni del proprietario di un complesso turistico ricettivo in costruzione a Telese Terme. “Stiamo noi a controllare la zona” – avrebbe affermato Domenico Pagnozzi all’uomo – .“Quando finite di costruire se ci volete favorire…quando incominciate a gaudagnare qualcosa, se ci volete favorire quando aprite…”.

Alle intimidazioni e alle richieste di pizzo, però, seguivano molto spesso anche azioni con metodi violenti e mafiosi. I clan non disdegnavano infatti l’ultilizzo di armi e confezionavano anche ordigni esposivi artigianali, con chiodi e pezzi di ferro. Nella nota della D.D.A. si legge che l’organizzazione criminale “continua ad avere la disponibilità di numerose armi, nonche di materiale esplosivo, da utilizzare nei casi in cui la vittima non riconosceva la “supremazia” dei Pagnozzi nel controllo delle attività economiche illecite”.

Malgrado le indagini abbiano fatto registrare moltissimi episodi di questo tipo, le denunce arrivate alle associazioni e alle forze dell’ordine sono state davvero poche. “Il cittadino non è preparato a questi eventi, – ha commentato al termine della conferenza stampa Amleto Frosi, coordinatore provinciale di Libera – ci vuole una collaborazione dove la Provincia deve spendere di più e anche il Comune, perchè questi devono diventare servizi essenziali”.

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