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POLITICA

Questione lavoratori consorzi: Gianluca Aceto (Sel) replica ad Italo Palumbo

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Gianluca Aceto, assessore provinciale all’ambiente di SEL è intervenuto sulla vicenda dei lavoratori dei consorzi rifiuti, in particolare per replicare e confutare alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa dal presidente del suo partito Italo Palumbo.

"La questione dei consorzi rifiuti è difficile: occorrerà ancora molto lavoro prima di raggiungere l’obiettivo del reimpiego produttivo delle 124 persone che da due anni vertono in una situazione di disagio gravissimo. Certo è che se il legislatore non avesse deciso di modificare gli assetti istituzionali, paventando una soppressione/accorpamento delle province, a quest’ora i lavoratori sarebbero state già assunti all’interno del ciclo integrato, come previsto nel bando Samte.

Sembra che troppi vogliano dimenticare questa semplice verità, utilizzando argomentazioni capziose e strumentali, approfittando senza alcuno scrupolo di un dramma sociale per obiettivi di tipo esclusivamente politico. In tutta franchezza, però, non mi sarei mai aspettato che a due consiglieri provinciali del PDL si aggiungesse anche la voce del presidente provinciale di SEL, Italo Palumbo, che è anche membro della segreteria regionale.

Le valutazioni di Palumbo sono sbagliate sotto ogni profilo:
1. In primo luogo, in una riunione di coordinamento provinciale, a cui il sottoscritto aveva partecipato in qualità di invitato, il tema era stato ampiamente affrontato e discusso, alla presenza anche del coordinatore regionale Arturo Scotto. Ne era scaturita una posizione unanime di appoggio all’azione del sottoscritto e della Provincia di Benevento sui temi dell’ambiente, dei rifiuti e dei consorzi. La medesima posizione era stata illustrata in conferenza stampa dallo stesso Scotto e dal coordinatore provinciale, Gianluca Serafini, che l’ha ulteriormente ribadita due giorni fa. Affermare che SEL non abbia una posizione, dunque, non risponde al vero;

2. È evidente che il repentino cambio di opinione, legittimo quanto incomprensibile, è totalmente ascrivibile al presidente provinciale, che da uomo di grande esperienza politica quale è avrebbe dovuto chiedere la riconvocazione degli organismi e lì far valere le sue argomentazioni, prima di uscire ancora una volta sui giornali. Il suo gesto, invece, desta sconcerto e aumenta il grado di confusione sul partito di cui è presidente;

3. L’iniziativa di Palumbo, lungi dal cogliere il cuore dei problemi, che a dire il vero sono molto complessi, mi sorprende ancor di più perché, invece di prospettare soluzioni, si limita ad attaccare la Provincia di Benevento, proprio nel momento in cui era dovere di tutti – a prescindere dalle appartenenze- evitare assurde strumentalizzazioni, così acuendo la disperazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Mi dispiace ulteriormente che Palumbo non abbia capito la situazione nemmeno dopo l’autorevole intervento del coordinatore provinciale, e anzi abbia rincarato la dose con argomentazioni peraltro inconsistenti, su cui sorvolo con un sorriso.

Mi pare del tutto evidente che sia necessario un rapido approfondimento politico, volto a chiarire regole e contenuti attorno ai quali si costruisce l’appartenenza comune a SEL. Certo è che se sapessi che il partito non condivide la mia azione amministrativa non esiterei un istante ad interrompere il mio percorso di entrata. Infatti mi era parso di capire diversamente da quanto pensa il presidente provinciale.

Più in generale, ribadisco quanto dico da tempo sulla sinistra: le epocali sconfitte a cui ci siamo condannati dipendono in gran parte dalle nostre responsabilità. Incapaci spesso di tramutare in scelte concrete i nostri proclami, falliamo la sfida del governo, a tutti i livelli, preferendo ripiegare in quelle pratiche di piccolo cabotaggio che poi condanniamo nei partiti più grandi e magari più vicini, dei quali dovremmo rispettare perlomeno il tentativo di aggregazione che di volta in volta hanno cercato di realizzare.

Io non entro in SEL per lasciare le cose come stanno, anche sotto questo profilo, che è poi il tratto fondante di una cultura politica che deve necessariamente interrogare se stessa e i suoi errori. Io voglio lavorare per una SEL ampia ed aperta, capace di incidere nei processi e attenta alla realtà dentro la quale è immersa, senza farsi determinare dal politicismo di apparati-mignon che puntano esclusivamente all’autoriproduzione. Se a qualcuno la mia chiarezza politica e personale non sta bene, lo dica subito. Come ho sempre fatto, sono prontissimo al confronto e ad assumere le conseguenti decisioni."

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