POLITICA
Province, nuove regole per il voto: presidente e consiglieri eletti dai sindaci

Ascolta la lettura dell'articolo
Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva, su proposta del Ministro dell’Interno, il disegno di legge che disciplina le modalità di elezione di secondo grado dei Consigli provinciali e dei Presidenti della Provincia.
Il risparmio atteso dal nuovo sistema e’ di 120 milioni di Euro per lo Stato e di circa 199 milioni di Euro per le Province. Il nuovo "modello elettorale provinciale" e’ di tipo proporzionale, fra liste concorrenti, senza la previsione di soglie di sbarramento e di premi di maggioranza.
Prevista l’elezione diretta del presidente e dei Consiglieri provinciali che saranno scelti dai sindaci e dai Consiglieri comunali del territorio.
Tra gli aspetti che più caratterizzano la riforma. lo "sfrondamento" della consistenza numerica dei Consigli provinciali che, in molti casi vengono più che dimezzati.
Ciascuna candidatura alla carica di presidente della Provincia sarà collegata a una lista di candidati al Consiglio provinciale. I votanti potranno esprimere fino a due preferenze: se decidono di esprimere la seconda preferenza, una delle due dovrà riguardare un candidato del Comune capoluogo o di sesso diverso da quello a cui è destinata la prima preferenza. Le cariche di presidente e Consigliere provinciale saranno compatibili con quelle di sindaco e Consigliere comunale; vietato però il cumulo degli emolumenti.
Nettamente contrario alla riforma messa in campo dal Governo il fronte delle Province, che giovedì in Conferenza unificata hanno dato parere negativo al testo del Ddl. Per l’ufficio di presidenza dell’Unione delle Province italiane (Upi) «la riforma non riduce i costi, non dà più trasparenza né più efficienza». Per il presidente Upi, Giuseppe Castiglione, si tratta di una «legge pasticcio che abbandona i territori: con questa legge elettorale il Governo mette nero su bianco la scelta di abbandonare i territori, e con la scusa della crisi e dell’antipolitica, tecnicamente dice alle comunità che da oggi in poi dovranno arrangiarsi da sole, senza potere avere nessuno cui chiedere conto delle scelte fatte». E conclude: «spero che il Parlamento rimedi agli errori del Governo»