fbpx
Connettiti con noi
Annuncio
Annuncio
Annuncio
Annuncio
Annuncio
Annuncio
Annuncio

CRONACA

Urla contro il silenzio della rassegnazione, l’esempio di Don Peppe Diana

Pubblicato

su

Ascolta la lettura dell'articolo

Oggi 18 anni dalla morte di don Peppe Diana, il parroco di Casal di Principe, ucciso per mano della camorra il 19 marzo del 1994, proprio nel giorno del suo onomastico, nella parrocchia di San Nicola di Bari. La sua “colpa”, quella di avere risvegliato le coscienze del suoi concittadini e di aver denunciato, pubblicamente, anche dal pulpito, i crimini e le ingiustizie che la camorra perpretava a Casale. Un amore per il suo popolo più forte di ogni minaccia, intimidazione, avvertimento. Un amore più forte del silenzio.

 

“Per Amore del mio Popolo”
di Don Peppe Diana

Siamo preoccupati.
Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra.
Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal di Principe ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità di essere “segno di contraddizione”.
Coscienti che come chiesa “dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che é la povertà, come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio, come servizio sino al dono di sé, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà”.

La Camorra
La Camorra oggi é una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana.
I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbero l’imprenditore più temerario; traffici illeciti per l’acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato.

Precise responsabilità politiche
E’ oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l’infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli.
La Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che nelle amministrazioni periferiche é caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi.
La Camorra rappresenta uno Stato deviante parallelo rispetto a quello ufficiale, privo però di burocrazia e d’intermediari che sono la piaga dello Stato legale.
L’inefficienza delle politiche occupazionali, della sanità, ecc; non possono che creare sfiducia negli abitanti dei nostri paesi; un preoccupato senso di rischio che si va facendo più forte ogni giorno che passa, l’inadeguata tutela dei legittimi interessi e diritti dei liberi cittadini; le carenze anche della nostra azione pastorale ci devono convincere che l’Azione di tutta la Chiesa deve farsi più tagliente e meno neutrale per permettere alle parrocchie di riscoprire quegli spazi per una “ministerialità” di liberazione, di promozione umana e di servizio.
Forse le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di realtà, di testimonianze, di esempi, per essere credibili.
 
Non una conclusione: ma un inizio
Appello
Le nostre “Chiese hanno, oggi, urgente bisogno di indicazioni articolate per impostare coraggiosi piani pastorali, aderenti alla nuova realtà; in particolare dovranno farsi promotrici di serie analisi sul piano culturale, politico ed economico coinvolgendo in ciò gli intellettuali finora troppo assenti da queste piaghe”
Ai preti nostri pastori e confratelli chiediamo di parlare chiaro nelle omelie ed in tutte quelle occasioni in cui si richiede una testimonianza coraggiosa;
Alla Chiesa che non rinunci al suo ruolo “profetico” affinché gli strumenti della denuncia e dell’annuncio si concretizzino nella capacità di produrre nuova coscienza nel segno della giustizia, della solidarietà, dei valori etici e civili (Lam. 3,17-26).
Tra qualche anno, non vorremmo batterci il petto colpevoli e dire con Geremia “Siamo rimasti lontani dalla pace… abbiamo dimenticato il benessere… La continua esperienza del nostro incerto vagare, in alto ed in basso,… dal nostro penoso disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare… sono come assenzio e veleno”.

***

Era il natale del 1991, quando don Peppe Diana diffuse in tutte le Chiese di Casal di Principe e della zona aversana, questa che è più di una lettera, ma un manifesto di impegno contro il sistema criminale. A distanza di più di 20 anni, queste parole suonano come monito. Parole, purtroppo, ancora troppo attuali.
 

Quante volte abbiamo taciuto, abbassando gli occhi contro le ingiustizia, schermandoci dietro un flebile “non sono affari miei.” Un velo trasparente figlio della paura. La paura di inimicarsi qualcuno, “perchè nella vita non si sa mai…un aiuto, un favore, una raccomandazione possono sempre tornare utili.” Le labbra si serrano, perchè tanto una discarica, una centrale turbogas, o sversamenti abusivi di materie inquinante non avvengono nel “nostro” territorio. Ma poi scopri che l’ambiente non rispetta i confini disegnati su una carta geografica. L’aria, l’acqua e anche i prodotti della terra non restano immobili in un luogo, volano, scorrono, finiscono sulle nostre tavole anche i prodotti di un territorio che non pensavamo nostro.
 

Silenzio, ma con il cuore che grida, quello delle mamme, che vedono i figli schiavi del mercato droga. Perchè in alcune zone lo spacciatore è ancora un mestiere, un posto per certi versi ambito. Non è facile entrare nel giro, bisogna essere bravi e affidabili. Non servono lauree o master. Che poi, tanto, quelle spesso non servono nemmeno se vai alle agenzie del lavoro. E sei ancora più fortunato se tu quella "roba" la tieni a distanza. Se ti viene la curiosità di provarla, è la fine. Le alternative sono poche. Di lavoro, quello vero, non se ne trova abbastanza. Per promettere, specie quando ci sono le elezioni, la bocca non la chiude nessuno. Ma ad urne chiuse, ritorna il silenzio.


E poi ci sono i silenzi sulle percentuali degli appalti pubblici che finiscono nelle casse della malavita. Il riciclaggio, la corruzione, gli “affari illeciti”. E’ di questa mattina la notizia di 60 misure cautelari, tra queste 16 arrestati sono giudici tributari, effettuate dagli uomini del Comando provinciale di Napoli della Guardia di Finanza, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, chiesta e ottenuta dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea.

 

Un altro colpo alla camorra. Nell’inchiesta sono infatti coinvolti esponenti del clan Fabbrocino, egemone nell’area vesuviana e nel nolano, in provincia di Napoli, ma anche funzionari e impiegati delle commissioni tributarie provinciale di Napoli e regionale per la Campania, un funzionario dell’Ufficio del Garante del Contribuente della Campania, un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, un noto docente universitario e un commercialista.
Alle persone coinvolte nell’inchiesta, quasi tutte bloccate in Campania, solo alcune in Lombardia, sono contestati reati che vanno dal concorso esterno in associazione camorristica al riciclaggio, dalla corruzione in atti giudiziari al falso.
 
Inquirenti e finanzieri hanno, infatti, accertato che decine di contenziosi tributari sarebbero stati oggetto di episodi di corruzione e che in tal modo si sarebbero risolti in maniera  favorevole ai ricorrenti, spesso in odore di camorra, con grave danno per le casse dello Stato.

Notizie come queste ci fanno ricordare che nel messaggio di Don Peppe Diana c’è però anche tanta speranza. Nulla è perduto, ma bisogna far presto. Agire per alimentare una nuova idea di giustizia, nuovi valori etici e di esempi credibili. Denunciando non solo i soprusi e le violenze della camorra, che forse sono più visibili. Ma anche la corruzione, i favoristismi, le ingiustizie che quotidianamente subiamo e che accettiamo passivamente, ormai assuefatti.

E che oggi, ma non solo oggi, non sia un giorno di silenzio.

E.F.

Annuncio
Clicca per commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Correlati

redazione 7 giorni fa

“Legalità e contrasto alla criminalità”: martedì all’istituto Fermi di Montesarchio arriva la criminologa Roberta Bruzzone

redazione 2 settimane fa

Rotary, Angelica Cecchetti di Forchia si aggiudica il primo premio al concorso nazionale ‘Legalità e Cultura dell’Etica’

redazione 3 settimane fa

Cultura della legalità, i Carabinieri di Montesarchio incontrano gli studenti dei licei

redazione 4 settimane fa

Legalità, dipendenze e pericoli del web: i Carabinieri incontrano studenti di Pietrelcina, Pago Veiano e Pesco Sannita

Dall'autore

redazione 15 ore fa

Primo Maggio: Acli, appello alla dignità del lavoro e alla giustizia sociale

redazione 19 ore fa

Verso la gestione ordinaria dell’Ente Geopaleontologico di Pietraroja. Ciaburri (FdI) soddisfatto: ‘Il 22 maggio l’approvazione dello Statuto definitivo’

redazione 21 ore fa

Da maggio ad ottobre: tutti i concerti in programma a Benevento e nel Sannio

redazione 21 ore fa

Wg flash 24 dell’1 maggio 2025

Primo piano

redazione 15 ore fa

Primo Maggio: Acli, appello alla dignità del lavoro e alla giustizia sociale

redazione 21 ore fa

Wg flash 24 dell’1 maggio 2025

redazione 21 ore fa

Da maggio ad ottobre: tutti i concerti in programma a Benevento e nel Sannio

redazione 1 giorno fa

Variante al progetto di riqualificazione per il campo Mellusi: il padel sostituito da tendostruttura con gonfiabili e sala giochi

Copyright © 2023 Intelligentia S.r.l.

Skip to content