CRONACA
Benevento ed il Sannio, un anno di Primati…

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Una volta San Silvestro era una sorta di festa della rottamazione. Via, anche dal balcone, la roba vecchia per far posto alle speranze dell’anno entrante. Botti e talora proiettili – inciviltà e criminalità – a parte, dal balcone oggigiorno non ci si spertica più in auspici. L’ultimo dell’anno, per esempio, si consuma anche sulle tastiere del computer, per tracciare il consueto bilancio di quel che è stato e guardare alle evenienze del futuro. Che è semplice giorno dopo.
E così alla tradizione dell’incontro, con la stampa, i colleghi di partito, quelli del condominio, non si sottrae nessun attore della ribalta pubblica. La strada di confino tra vecchio e nuovo anno, allora, si lastrica delle migliori intenzioni ed i bilanci sono sempre troppo gravosi e ritenuti ingenerosi rispetto alla facile leggerezza del compito che si profila.
Il 2011 di Benevento e del Sannio è stato un anno da Primati (e non c’è nessun doppio senso darwiniano…). Non è credibile, infatti, un quadro – anche sommariamente tratteggiato perché basato sulla scelta soggettiva di alcuni elementi – che non si allinei, proprio perché vuol essere positivo nelle intenzioni, alla rottamazione di cui si diceva.
E così rottamiamo ma senza dimenticare che, una volta ancora, la qualità della vita nella nostra città e provincia si è abbassata.
Il riflesso numerico è quello fornito dall’annuale classifica del Sole 24 Ore, nella quale si perdono posizioni e ci si avvicina al fondo. Questo aspetto, che non a caso anche il quotidiano economico porta a conoscenza dei lettori in dirittura d’anno, si prefigura come la cartina al tornasole del complessivo piacere di essere parte di una comunità territoriale. E la percezione di un mancato scatto in avanti non la sancisce solo la graduatoria, ma proprio la modalità del quotidiano: basta chiedere in giro.
Né si può ignorare, inoltre, che Benevento ed il Sannio svettano quanto ad infedeltà fiscale.
Altra classifica, altro risultato in termini numerici (stavolta l’empireo), altro elemento invece in grado di tipizzare una comunità. Se da un versante il dato segnala una attività meno incisiva del previsto in sede di controllo da parte degli uffici statali preposti, dall’altro inserisce a pieno diritto questa provincia ed il suo capoluogo nel girone infernale della ostentazione senza riscontro, della mancata corrispondenza fra stili/condotte e rispetto delle regole democratiche. Quest’attitudine, insomma, ci rende sempre più cittadini italiani, di quell’Italia sommersa che è in larga parte la causa di assetti economici sempre più precari.
C’è, infine, la scarsa capacità d’attrazione.
L’indagine Istat – resa nota sempre a dicembre – sui flussi turistici e condotta sui dati (2010) delle strutture ricettive della città capoluogo e della provincia fa registrare in questo caso la collocazione sugli ultimi gradini della solita classifica, in un settore vitale per l’economia (perché figlio di una naturale vocazione del Paese). E soprattutto per quelle economie, come la nostra, che presumono d’avere nel turismo un elemento fondante e distintivo dell’idea di governo di una città e di una provincia.
Per una volta meglio contraddire le regole dell’agonismo. Primeggiare di meno, nel 2012, è il miglior viatico per un approccio alla banalità del normale.