CRONACA
‘Caro sindaco Ventucci le chiediamo perdono per il gesto di Antonio’

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L’accoltellamento del primo cittadino di Ponte (Benevento), Domenico Ventucci, nei giorni scorsi, ha non solo destato scalpore per la gravità del gesto rapportato alla vicenda umana dell’autore, ma anche alimentato una discussione che, nell’escludere ovviamente la violenza come mezzo, individua nella crisi economica ormai patente la spia di un disagio personale e sociale sempre più diffuso.
Ecco il testo integrale della lettera aperta dei familiari di Antonio salvo Rossi al sindaco Ventucci:
"Il gesto compiuto dal nostro familiare ci impone, con la morte nel cuore, di esprimere il nostro perdono e vicinanza al sindaco Domenico Ventucci.
Caro Sindaco le chiediamo perdono a nome di Antonio e di tutta la famiglia per quanto accaduto. Il gesto è un atto di gravità che va censurato in tutti i sensi, ma ci creda noi che conosciamo Antonio da vicino possiamo testimoniarle che il suo gesto inconsulto è stato solo frutto della disperazione per una condizione economica che non consente nemmeno di poter metter il piatto a tavola per i propri figli.
Lo abbiamo visto piangere in carcere e rappresentarle, da subito, il suo perdono immediato e il non capacitarsi di aver compiuto un gesto di cui non si riconosce e che solo un momento di disperazione incontrollata ha prodotto quanto non avrebbe mai voluto.
Il difficile momento economico, la difficoltà di non poter concedere ai propri figli nemmeno gli alimenti minimi, la difficoltà di un padre che, amando i propri figli, non riesce a garantire i minimi viveri lo hanno indotto a farle richieste di una maggiore possibilità di ore lavorative per superare la notevole difficoltà familiare. Difficoltà aggravate dalla perdita della propria mamma, circa un mese fa, che ha lasciato un dolore immenso e profondo soprattutto in Antonio legato da sempre dall’amore materno.
I diversi momenti di disperazione e la non via di uscita per attenuare le richieste doverose, di non riuscire a consentire finanche la colazione ai propri figli, lo hanno portato, quella mattina, ad uscire di casa con la propria umiliazione nei confronti della propria famiglia fino a non renderlo più lucido e con disperazione sempre più crescente che lo hanno indotto a chiederle l’ennesima richiesta compiendo l’insano gesto.
La nostra non vuole essere un modo per giustificare il gesto, sappiamo quanta gravità è stata determinata e ringraziamo il Signore che la sua vita non è più in pericolo. Ci creda le vogliamo rappresentare con sincerità sentita, a nome di Antonio, che continuamente e con totale disperazione ci chiede di rappresentarle, e di tutta la famiglia il perdono sincero per un gesto che è stato solo frutto della totale disperazione e che mai avrebbe voluto fare e che non rientra nei canoni di un uomo e padre di famiglia come lui. Ha sempre avuto massima considerazione per l’uomo e il Sindaco, rappresentandoci sempre parole di apprezzamento e grande considerazione per il suo l’operato e il modo umano e di vicinanza alle persone nel rappresentare la figura di Sindaco e di gentiluomo che lei per tutti rappresenta.
Caro Sindaco a nome di Antonio e tutta la nostra famiglia, sapendo che anche lei è un papà e tiene tanto alla sua famiglia, davvero e con il cuore affranto le chiediamo ancora perdono unitamente a tutta la comunità pontese a cui Antonio si sente legato da vincoli di profondo affetto e immensa stima e considerazione. Sappiamo che in questo momento per lei è difficile considerare appieno le nostre parole, ma ci creda sono sentite e con spirito di chi ha sempre creduto in Dio, che tanto abbiamo pregato affinché la sua vita potesse continuare ad esistere nel pieno delle funzioni. Quel Dio nostro Signore che ha perdonato chi l’ha messo in croce e che noi speriamo anche lei, da cattolico, possa accogliere il nostro, e soprattutto quello di Antonio, umile, sincero e sentito perdono".