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Sindacati

‘Il dimensionamento scolastico è un atto dovuto da anni nel Paese’

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“Il dimensionamento della rete scolastica è un atto dovuto da anni nel Paese: esso è stato più o meno realizzato nel Centro Nord, nonché in quelle sub appenniniche del centro. E’ altresì un dato che la Campania, per logiche politiche, non ha mai messo mano al problema con una visione obiettiva delle varie realtà provinciali", scrive in una nota Giuseppe Patrevita, segretario della Cisl scuola locale.

"Tale inadempienza – prosegue – ha avuto un prezzo salato, ragionieristiche del duo Tremonti-Gelmini che ha realizzato il recupero del mancato risparmio attraverso ulteriori tagli ai finanziamenti e agli organici, specialmente Ata. Il decreto sullo sviluppo, il Dl 98/ 2011 convertito nella legge 15 luglio 2011, n.111 ha messo mano dall’alto alla questione sancendo da una parte la riunificazione di Direzioni Didattiche e Scuole Medie Superiori in Istituti Comprensivi, dall’altra considerando non autonome le istituzioni scolastiche al di sotto di 500 alunni o di 300 per le zone con deroga; su tali istituzioni non sarà preposto un dirigente scolastico, bensì un reggente. Di fronte alla giusta presa di posizione delle Regioni che si sono viste private del loro potere decisionale la Gelmini ha dato un’interpretazione riduttiva della norma, sostenendo che la stessa impediva solo la nomina di un dirigente scolastico, senza ledere la prerogativa delle Regioni di decidere in merito al dimensionamento stesso.
Anche grazie all’interpretazione mistificante della norma, operata dalla Gelmini, la Regione Campania ha stabilito linee di indirizzo che recuperano l’autonomia operativa della Regione.
La Cisl Scuola ha espresso qualche riserva sulle linee guida della Campania, perché ritiene che, in materia di dimensionamento, si debba adottare una linea di equilibrio che impedisca poi, a livello nazionale, le solite accuse di incapacità della nostra regione di operare scelte razionali e in sintonia con quanto già fatto da tante altre.
In definitiva riteniamo che non si debba procedere a un dimensionamento selvaggio, basandosi solo su logiche numeriche; si debba adottare un dimensionamento credibile nel suo complesso che salvi, con deroga, solamente le situazioni territoriali dove la soppressione di una scuola impedisce o può impedire il diritto allo studio.
E’ necessaria l’assoluta obiettività nel considerare le deroghe possibili, specialmente per quelle scuole ubicate in comuni montani che vanno assicurate come per norma.
Sarebbe importante creare istituti comprensivi, ma bisogna che la Regione contratti con il Ministro una logica numerica più razionale che permetta l’autonomia anche per le istituzioni con 800 alunni e non 1000 come nel Decreto Legge 98 convertito nella legge 15 luglio 2011, n. 111. Ancora, per quanto attiene alle scuole secondarie, bisogna razionalizzare gli indirizzi, favorendone la diversificazione che significa incremento dell’offerta formativa. Le logiche decisionali specialmente per quanto attiene alle deroghe, vanno improntante a valutazioni obiettive caso per caso, bandendo logiche politiche perverse che nascondono la tutela di interessi dei singoli che niente hanno a che vedere con quelli del territorio".

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