Comune di Benevento
Benevento, Comune condannato per mobbing ad un dipendente

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Di seguito riportiamo l’articolo pubblicato su Radio città (www.radiocittà.net) relativo ad una vicenda che ha interessato il comune di Benevento, condannato per ‘mobbing’ ai danni di un dipendente, il vigile urbano Calicchio.
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“Ancora una condanna da parte dell’Autorità Giudiziaria al Comune di Benevento per mobbing ad un dipendente; questa volta si è pronunziata la Corte di Appello di Napoli, con Sentenza n.4169/11, accogliendo le ragioni del tenente Calicchio (difeso dall’avvocato Daniela Sarracino) per vessazioni risalenti all’anno 1999 e ai primi anni 2000; “l’appello è fondato e deve pertanto trovare accoglimento nei limiti sotto indicati. Innanzitutto la Corte non condivide l’assunto sostenuto dal primo Giudice, secondo cui la mancata identificazione degli autori dei comportamenti vessatori e la eterogeneità di tali comportamenti impedirebbero di ravvisare negli stessi un unico intento persecutorio. In realtà compito del giudicante è proprio quello di esaminare approfondimento degli atti di causa per valutare se, al di là del dato apparente, le molteplici condotte poste in essere siano ricollegate fra loro da un unico filo conduttore, e cioè appunto l’intento vessatorio.
La Corte afferma ancora “da un approfondito esame degli atti processuali emerge, senza ombra di dubbio, il comportamento persecutorio posto in essere dal Comune di Benevento, in persona dell’allora Dirigente – Comandante della Polizia Municipale Paolo Tosato nei confronti del Calicchio”.
L’azione di mobbing attuata in danno del tenente Calicchio era discesa da una sua tenace ed impavida azione di protesta risalente all’estate 1999 allorquando era venuto a conoscenza del fatto che il suo ufficio – sezione distaccata della Polizia Municipale al Rione Libertà (via Minghetti) che lo stesso Calicchio dirigeva – aveva una copertura di eternit e che, l’ente, a conoscenza di questo fatto già da alcuni anni, non aveva mai informato né lui né i vigili assegnati a quell’ufficio e al suo diretto coordinamento.
In particolare, accadeva nell’estate del 1999, che la ASL eseguiva analisi su campioni di amianto prelevati sul tetto dell’edificio di Via Minghetti adibito a sede distaccata della Polizia Municipale di Rione Libertà ed accertava la presenza di “fibre minerali con caratteristiche morfologiche e spettrali dell’amianto crisolito con sfaldamento del cemento ed apprezzabile rilascio di fibre”, confermando l’enorme nocività del materiale de quo presente sul luogo di lavoro; nel polverone di contestazioni sollevate dai dipendenti comunali si scopriva che l’Ente era a conoscenza della presenza di detti materiali nocivi sul tetto dell’edificio da più di due anni.
La Corte di Appello ha accertato che proprio le contestazioni sollevate dal Ten.Calicchio, per non aver informato il personale della presenza delle sostanze tossiche e le iniziative – anche giudiziali – intraprese dallo stesso in danno dei dirigenti ed amministratori comunali, determinavano un "castigo" del datore di lavoro per la animosa ribellione, immediato e durissimo.
Da subito -, già dall’ autunno del 1999 il Calicchio veniva spogliato delle sue funzioni di sottufficiale ed assegnato a mansioni inferiori quelle di vigile urbano quali in particolare attività di vigilanza all’entrata e all’uscita dalle scuole. Il Calicchio veniva addirittura sottoposto al comando di un collega pari grado che, quotidianamente, gli impartiva gli ordini di servizio sulle attività da espletare, comandandolo quotidianamente di recarsi presso le discariche comunali e redigere relazioni sui materiali di risulta riscontrati.
Chiusa la sezione distaccata di Rione Libertà, il Calicchio non veniva trasferito alla Ex Caserma Guidoni ove era ubicata la sede centrale della Polizia Municipale ma, solo a lui, veniva assegnata una stanza dell’edificio del settore "Servizi Sociali" distante dall’edificio della Polizia Municipale, priva di linea telefonica, in totale stato di isolamento rispetto a tutti i suoi colleghi.
In due mesi il Calicchio veniva sottoposto a ben otto procedimenti disciplinari e mai fino a quel momento era stato sottoposto ad un procedimento disciplinare.
L’Ente inoltre negava al Calicchio sia il "premio di produttività" che la "progressione di carriera" per il servizio prestato nell’anno 1999 e 2000; per entrambe le fattispecie il Calicchio vedeva attribuirsi pagelle di valutazione con punteggi così bassi da non poter accedere a nessuno dei due benefici; addirittura i suoi voti erano inferiori a quelli dei vigili che erano assegnati al suo comando per lo stesso anno presso la sede di Rione Libertà, i quali avevano avuto accesso ad entrambi i benefici.
La Corte di Appello di Napoli, dopo aver constatato tutti i fatti sopra esposti e molti altri sopra non riportati, e dopo aver preso visione della documentazione medica già agli atti, decideva di nominare uno noto medico neuro psichiatra per la valutazione del danno alla salute riportato dal Calicchio a seguito delle pratiche di mobbing attuate dall’ente; il consulente medico, sottoposto a visita il Calicchio, con somministrazione di tutti i test applicati in materia, riscontrava un elevato danno biologico che il Comune di Benevento dovrà risarcire.
Ovviamente, oltre all’amarezza per i fatti accaduti nel periodo della Giunta Viespoli, in seguito quella D’Alessandro, dell’Assessore De Minico periodo di comando del Ten. Col. Paolo Tosato, e non ultima quella dei colleghi graduati che si sono prestati ai comportamenti vessatori sicuramente per ottenere promozioni.
Il Ten. Calicchio esprime tutto il suo disappunto per una vicenda che poteva essere risolta con buon senso; il Calicchio dà atto della fattiva opera di risanamento tentata dal Dott. Giuseppe De Lorenzo, durante il suo breve mandato d’assessore alla Mobilità cittadina; infatti, l’ex Assessore De Lorenzo, condivise a pieno le doglianze del Tenente Calicchio dopo aver costatato la situazione che si era venuta a creare e, come prima decisione, “pensionò” tempestivamente il Comandante Tosato.
Un sollecito fermo è rivolto a tutte le forze sindacali, affinché, nel Comune di Benevento si vigili sulle gravi incomprensioni con Dirigenti che anche oggi, da più settori, vengono denunziati dai dipendenti comunali.
A rafforzare la tesi sostenuta dal Calicchio e cioè quella Sezione doveva essere chiusa subito e due anni prima, è la morte il 24 maggio 2011 del Vigile Urbano Pizzo Giovanni che dopo aver lottato per cinque anni contro la malattia “mesotelioma peritoneale istologica” accertato in soggetto con esposizione professionale ad amianto dall’Istituto di medicina del lavoro dell’Università Cattolica del Sacro Cuore dove a firma del Prof. Pierluigi Bernardini del 31.07.2007 il quale asseriva nella sua relazione tra altro “che il Sig. Pizzo, durante il lavoro presso lo stabile di via Minghetti, sia stato esposto al rischio di inalare fibre di amianto, considerato che le fibre di amianto possono causare l’insorgere di mesotelioma anche in caso di esposizione e concentrazione relativamente basse, diviene verosimile l’ipotesi che il mesotelioma pleuro-peritonale attualmente in trattamento sia correlato con tale esposizione.
Concludendosi tratta di una sospetta malattia professionale la quale si inviano denunce di legge INAIL, ASL di Benevento; Magistratura”. Il tutto veniva confermato anche dal responsabile del registro Mesotelioma della Seconda Università di Studi di Napoli Dott. Prof. Massimo Menegozzo con relazione del 05.12.2008.“