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Cittadini

‘Ci vogliono cuore e testa per contribuire alla crescita della città’

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“Metto penna su carta dopo aver appreso, in qualche misura, alquanto attonito, i termini del dibattito in atto riportato dagli organi di informazione locale, concernente il rapporto tra alcuni comitati di quartiere di Benevento e l’assessore comunale al ramo.

In proposito – dichiara in una nota Giovanni mazzone, del Centro Studi Capodimonte – credo di avere anch’io qualcosa da dire. Ma parlo senza alcuna intenzione di alimentare polemiche con chicchessia. Lo faccio unicamente perché, in questo campo, credo di aver maturato “abbastanza esperienza” e, almeno una piccola parte di questa, potrebbe essere utile a quella dialettica vera che serve per edificare la nostra città.

Ho fatto per tre anni (2007 – 2009) il presidente di un comitato di quartiere, quello di Capodimonte, domandandomi – e me lo domando ancora – quale sia il senso dei comitati civici in un comune. Ho unito l’esperienza, intensa, con la riflessione, profonda. Non sono arrivato ad una conclusione precisa, ma sento di esserci vicino.
Prima di tutto. L’attività di un comitato di quartiere, di ogni comitato di quartiere, “si incrocia e si intreccia inestricabilmente con la politica”. E’ così. E’ stato sempre così. E sarà sempre così. Ma questo non è affatto un male.

La politica è sempre portatrice di un “punto di vista” soggettivo, particolare. L’importante è sapere di cosa si parla e ragionare con equilibrio e coerenza. Infatti, si rifletta bene, i giudizi maggiormente positivi espressi nell’ambito dei comitati di quartiere, come avviene nella politica in generale, non nascono sempre da una visione parziale delle cose? Non è stato forse così anche nella storia politica italiana dal dopoguerra fino agli anni settanta? Alcuni tali che a differenza di me, oggi hanno i capelli bianchi (io sono stato raggiunto dalla calvizie non ancora dalla canizie), mi riferiscono che prima di Tangentopoli, i comitati di quartiere si costituivano sul nostro territorio o in accordo con le segreterie provinciali della DC oppure con quelle del PC, solo qualcuno, infine, con il PSI. Sicché, una simile realtà conosciuta e accettata un po’ da tutti a motivo dell’autorevolezza dei due grandi partiti del dopoguerra italiano, faceva in modo che tali comitati fossero “riconoscibili” (insieme ai propri rappresentanti) sul territorio, sia dai cittadini che finivano per identificarsi con loro, sia per le Istituzioni, che sapevano quali erano i loro “pochi” interlocutori relativamente alle occorrenze delle realtà zonali della città.

Dopo le macerie di Tangentopoli, invece, ne è seguita una “colossale confusione”, in cui, sia sul piano delle amministrazioni pubbliche che su quello delle multiformi associazioni di cittadini (in cui rientrano anche i comitati di quartiere), impera e dilaga soltanto un individualismo irriverente e narcisistico, che va a finire ugualmente nei due grandi calderoni del bipolarismo italiano.

In una condizione simile, sia sul versante delle istituzioni che su quello della società, si vive soltanto una lotta politica di tutti contro tutti, dove non trova posto il buon senso, dove non esistono elementi di valutazione oggettivi, dove le forze (e le prepotenze) senza discernimento, si scontrano con altre forze consimili. Per conseguenza, riguardo ai comitati di quartiere, se i rappresentanti di tali organismi dicono delle cose “concrete e intelligenti” oppure se dicono cose “impercettibili e stupide”, secondo gli amministratori comunali di turno in quest’epoca, essi tutti stanno sullo stesso piano e hanno il medesimo valore. E ciò diventa possibile perché si sa che oggi la politica e i cittadini viaggiano su due binari distinti e separati.

Ma il mondo va avanti. E deve andare avanti anche la nostra città. Per ciò, si mostrino intelligenti i nostri attuali amministratori comunali agli occhi dei cittadini che li hanno votati e ai quali essi devono rispondere. Ricomincino a parlare con la gente. Il dialogo costante tra gli amministratori pubblici e i cittadini amministrati, è l’essenza della democrazia. E di tale dialogo oggi c’è bisogno più di ieri perché tocca ai politici spiegare ai cittadini un mondo che è cambiato in pochi mesi.

In tale ottica, non lasciandosi influenzare dalle eventuali differenze ideologiche o partitiche, si riprenda la strada del buon senso. Il sindaco di Benevento e l’assessore delegato al ramo, nei loro rapporti istituzionali, sappiano distinguere quei comitati di quartiere in cui ci sono persone che hanno “il cuore e la testa” per contribuire alla costruzione della nostra città, da quelli in cui ci sono persone che, in questo caos generale, non sapendo come sbarcare il lunario, di fatto strumentalizzano la politica e i comitati di quartiere, soltanto nella speranza di portare a casa un “piatto di lenticchie”.

 

 

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