CULTURA
L’11 settembre della retorica anche a Benevento Città Spettacolo

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Forse era in vacanza, il 2 agosto, quando anni fa a Bologna andò in frantumi l’innocenza di un Paese. O il 12 agosto, quando ebbe inizio l’eliminazione del borgo intero di Sant’Anna di Stazzema. Magari impegnato al lavoro, il 23 maggio, quando saltò in aria Falcone, la moglie e la sua scorta. E sempre al lavoro, il 19 luglio quando Borsellino seguì Falcone. O impegnato a canticchiare l’Equipe 84 il 29 settembre, quando a Marzabotto ci si diede un po’ da fare. O in settimana bianca il 23 dicembre, col rapido 904 che affrontava la galleria di San Benedetto Val di Sambro. O impegnato a tagliare una colomba pasquale, il 24 marzo quando si spalancarono le Fosse Ardeatine.
Oppure… l’elenco sarebbe lungo, diciamoci la verità.
Ad ogni giorno dell’anno corrisponderebbe un evento – e, attenzione, qui sono volutamente citati eventi drammatici patrimonio di una idea di ‘sinistra’, giusto per giustificare in avvio la giustificazione della parzialità dell’assunto (ma anche per capovolgerne il senso riconoscendo un calendario di parte ‘opposta’). E, per farla breve, ad ogni giorno del calendario di un anno s’attaglia un calendario di eventi funesti. E ad ogni giorni di un anno di questo calendario non corrisponde una richiesta di cinque minuti di raccoglimento/differimento, come – con enfasi retorica smaniosa di una ricerca di visibilità – quella avanzata si Facebook da Nazzareno Orlando, consigliere comunale di Benevento di TèL, e ripresa da organi di stampa locali come Gazzetta di Benevento, per rispettare i morti delle Torri Gemelle e le incolpevoli ed ingiuste vittime della follia dell’integralismo religioso. Richiesta alla quale dà dignità addirittura un Giulio Baffi, che risponde sempre a Gazzetta e che si dimostra fin troppo sensibile agli umori della piazza politica cittadina. Che abbia una necessità di riconfermare il cachet?
I morti sono uguali, tutti.
Il rispetto alle vittime innocenti è parte del patrimonio genetico degli individui sani, anche politicamente, quindi non necessita di memorandum propagandistici. Orlando, che è tuttora rappresentante di una parte politica che ha fatto della ‘normalizzazione’ della Storia una sorta di programma filosofico della sua esperienza governativa, dovrebbe saperlo bene. Poteva, quindi, per evitare queste trappole della retorica – e solo per esempio – anche ricordare che l’11 settembre del 1973 iniziò una stagione dittatoriale in Cile che – con il pallottoliere dei decessi – portò ad un numero di vittime ‘degne’ di essere all’altezza delle Torri. Giulio Baffi ricorderà il nome di Salvator Allende?