POLITICA
La morte della Provincia e la salute di Benevento Città (quasi) Metropolitana…

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Il Consiglio dei Ministri “ha esaminato ed approvato – si legge nella nota redatta al termine della riunione – due disegni di legge costituzionale. Il primo, su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro dell’economia, introduce nella Costituzione il principio del pareggio di bilancio (che varrà anche per gli enti locali, i cui sforamenti sono previsti solo per eventuali spese di investimento, Ndr). Il secondo, su proposta del Presidente del Consiglio e dei Ministri per le riforme ed il federalismo e per la semplificazione normativa, disciplina il procedimento di soppressione della provincia quale ente locale statale”. Le adunate oceaniche in difesa dell’orgoglio sannita per la scomparsa della Provincia di Benevento sono dunque servite con queste poche righe.
Per ora si è alzata, contraria, solo la voce della Rocca, con Cimitile e Valentino, in loco. Si attendono ovviamente i compagni di cordata che, con Cimitile stesso, sono partiti dall’impero romano sottomesso per giungere a Garibaldi con lo scopo di dimostrare quanto fosse esecrabile una scelta condotta su – invero irragionevoli – parametri fissi, come quella maturata a metà agosto. E poi corretta, alla luce di quanto ratificato dal Consiglio dei Ministri, solo perché era palesemente fuori dalle prerogative del Governo (rientrando nella potestà delle Regioni) l’adozione con decreto legge di una misura di riforma della struttura geopolitica del Paese. Nessun passo indietro, dunque, dell’esecutivo sul tema. Nonostante l’infuocato clima registratosi nel Sannio. Territorio provinciale che a questo punto sembra acquietato dalla uguale condivisione del destino di tutte le altre province del Paese. E che retroattivamente contribuisce a ridare validità alla domanda sul can-can balneare: la ribellione era per la provincia come territorio o per la Provincia intesa come ente politico dai costi amputabili cui sembra far cenno la nota governativa?
Potrebbe accadere, insomma, che l’ultimo Presidente sannita della Provincia di Benevento risponda al nome di Carmine Nardone e l’affossamento sia intervenuto con un partenopeo alla guida della Rocca: un (ironico) paradosso, che avalla la tesi del napolicentrismo che fagocita le realtà interne al punto di stravolgere anche la Costituzione… Facezie a parte, la norma (cui indistintamente dalle opposizioni si è fatto riferimento come ad un pasticcio di non chiara definizione) disegna un ruolo ben più che rafforzato per il capoluogo retto dal sindaco Pepe, che non potrebbe non essere capofila dell’unione dei comuni che il ddl costituzionale designa quale livello intermedio individuato dalle Regione per governare una vasta area. Considerazioni politiche ed amministrative a parte, e ce ne sarebbero, dalle eventuali ceneri della Provincia-ente, perché l’entrata in vigore della legge – nonostante i tempi non proprio ristretti delle modalità d’approvazione – è comunque prevista con lo spirare dell’attuale consiliatura provinciale, viene insomma fuori almeno la ‘Città Metropolitana sannita’. Quanto ad orgoglio, insomma, non cambia niente…