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Contrasto al lavoro nero, quasi dieci milioni di sanzioni incassati

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Tempo di analisi e bilanci, a chiusura del primo semestre dell’anno nelle azioni di contrasto al lavoro nero: i dati riportano che in Campania, le Direzioni Provinciali del Lavoro – Servizio Ispezione e la Direzione Regionale del lavoro hanno effettivamente incassato, su quanto sanzionato, 9.222.546 euro con 242 ispettori, ivi compreso i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro.
“Appare del tutto evidente – si legge nella nota diffusa – che attraverso gli interventi volti al contrasto del lavoro nero, gli ispettori del lavoro della Campania, hanno prodotto i risultati sperati sia in termini di attuazione delle strategie di lotta all’emersione sia in termini di incremento di gettito per le casse dello Stato.
Alla luce dei suddetti risultati si potrebbe quasi affermare che gli uffici territoriali del lavoro possano essere finanziariamente autosufficienti, tant’è che con le loro entrate i costi delle retribuzioni di tutto il personale, ivi compreso quello amministrativo, impegnato nei vari uffici della Campania, potrebbero essere tranquillamente coperti.
Infatti, se si fa un rapporto tra quanto riscosso nel primo semestre (€ 9.222.546) e il numero dei dipendenti ispettivi e amministrativi (circa 600), viene fuori una media d’incasso, procapite, di circa 2.500 euro al mese, palesemente superiore alla media retributiva.
In questo periodo di forte critica della Pubblica Amministrazione, dove non si contano le azioni offensive e pregiudizievoli nei confronti dei dipendenti pubblici, i suddetti risultati dimostrano, invece, il contrario.
Una gestione improntata al budgeting ed una organizzazione del lavoro orientata al miglioramento delle prestazioni e dei servizi resi, produce un miglioramento delle performance delle amministrazioni pubbliche.
Non si può pensare che l’incremento delle attività di contrasto al lavoro nero e il forte regime sanzionatorio blocchino la crescita economica e finanziaria delle imprese, ma al contrario favoriscono quelle che agiscono nel rispetto della legalità eliminando fenomeni di concorrenza sleale.
Ecco quindi la necessità di arginare il sommerso per evitare i danni economici al già precario sistema produttivo del Paese; danni che frenano la crescita e l’occupazione, che riducono anche gli introiti fiscali minacciando così il finanziamento della sicurezza sociale”.