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Comune di Benevento

Benevento Città (fa poco) Spettacolo

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Benevento Città Spettacolo perde qualche pezzo, e non è un bene a così pochi giorni dall’avvio ufficiale (il 2 settembre). Va via, non per sua volontà, il responsabile dell’immagine del festival, ovvero quel giornalista professionista in sostanza coordinatore delle attività dell’ufficio stampa. E sembra che le modalità del suo defenestramento abbiano anche interessato (nel senso che siano state comuni ad) Enzo Maresca, comunque anch’egli ingranaggio significativo dell’organizzazione (un anno fa era responsabile tecnico).

Non un buon viatico, insomma, che si somma ad una sostanziale assenza dalle cronache (le pubblicità non c’entrano) culturali dell’evento clou della tarda estate beneventana, con l’eccezione di qualche sporadico comunicato dell’ufficio addetto, offerto peraltro su un sito ancora balbettante in alcuni aspetti – non è indicato lo staff, per esempio.
Ma soprattutto favorisce dietrologie che sarebbe il caso di sgombrare. Perché la stessa dichiarazione resa alla stampa da Raimondo Adamo, ieri, parla di un mancato coinvolgimento nella decisione della Direzione artistica del festival, ovvero Giulio Baffi. Che, dando alle parole utilizzate un onesto significato letterale, proprio contento della soluzione adottata non dovrebbe essere.

Si può, volendo, leggere qualsiasi cosa dietro la vicenda e certo è sempre spinoso un argomento che tocchi il mondo dell’informazione istituzionale. Privarsi di Adamo, dovrebbe condurre ad una soluzione interna o ad altra soluzione esterna, come è ovvio. Quest’ultima troverebbe almeno un senso – rispetto al comportamento tenuto (la campana finora è una sola, ma dal Comune si tace) – nell’indirizzo che l’ente intenderebbe darsi, testimoniato magari anche dal bando estivo della ricerca del portavoce del sindaco (che fonda sull’applicazione della legge 150). Perché la logica di affidare le redini di un ufficio stampa a giornalisti che esercitano la loro professione o il loro diletto tenendo piedi in più staffe, ovvero facendo parte direttamente o indirettamente di una redazione, a taluno può apparire:
una semplificazione (ipotesi bonaria);
un debito di ‘riconoscenza’ da saldare (ipotesi cattivella);
una modalità per accattivarsi la stampa, locale (ipotesi maligna).

Invece, sempre fatta salva la professionalità dei singoli, è – ed una amministrazione di centrosinistra dovrebbe ricordarlo a sé stessa, ogni tanto – una problematica etica che risponde, pure nel piccolo di casa nostra, al nome di conflitto di interessi.

 

 

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