Regione Campania
Romano: “Più che accorpamento serve un decentramento amministrativo”

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“Il dibattito sull’abolizione o sull’accorpamento delle Province intesi come strumento per semplificare la geografia amministrativa del Paese e delle regioni sì da poter affrontare più efficacemente le problematiche territoriali e magari abbattere i costi della politica ha, soprattutto in Campania, un difetto di prospettiva”.
Così il Presidente del Consiglio Regionale della Campania, Paolo Romano, che aggiunge:
“La nostra regione, infatti, ha un’estensione particolarmente vasta ma è su di una superficie che supera di poco il 20%, particolarmente congestionata, che si concentrano con particolare evidenza le emergenze”.
“Siamo certi – si chiede il presidente Romano – che accorpando due Province come quelle di Avellino e Benevento, peraltro nemmeno particolarmente sovraccariche di problemi e con identità culturali diverse, risolviamo il problema? Ma anche, non è che, come pure vorrebbe fare qualcuno, tagliando di tutto e di più, non si finisca poi di fare peggio?”.
“Sono convinto – prosegue Romano – che sia doveroso amministrare all’insegna della sobrietà demolendo il sistema degli sprechi sul quale certa politica ha fatto la propria fortuna e non certo quella dei cittadini. Ma in questo senso, allora, il nodo non è più tanto quello di accorpare qualche ente, che pure potrebbe portare a qualche risparmio sebbene limitato, ma quello di concepire una nuova logica di gestione, una gestione diversa degli enti stessi”.
“In Campania, ritengo, questo è necessario soprattutto in riferimento alle grandi aree metropolitane, – spiega il presidente del Consiglio regionale – che rappresentano in termini di costi, anche sociali oltre che politici, vere e proprie aree di criticità e che sono portatrici di problematiche particolarmente spinose”.
“In questo senso, più che allo strumento dell’accorpamento bisognerebbe guardare con maggiore attenzione – conclude Romano – a quello di un reale decentramento amministrativo, di funzioni, di personale e risorse perché curare i bisogni laddove sorgono è certamente più produttivo che tentare di risolverli con delle mannaie politiche che spesso provocano più danni che benefici”.