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CULTURA

‘Nicola Nisco, un liberale tra le contraddizioni del Risorgimento Italiano’

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Il 6 giugno prossimo, alle ore 17,00, presso l’Auditorium del Seminario Arcivescovile di Benevento, Viale degli Atlantici, verrà presentato il libro di Mariano Bocchini "Nicola Nisco, un liberale tra le contraddizioni del Risorgimento Italiano" edizioni Vereja.

***

Nicola Nisco è un personaggio dalla personalità complessa che vale la pena di conoscere anche perchè, secondo l’autore, i suoi meriti non sono stati riconosciuti come meritavano.
Di famiglia benestante di San Giorgio del Sannio, dove nacque nel 1816 e morì nel 1901, dal padre Giacomo, carbonaro e liberale che aveva patito il carcere borbonico, fu educato ai principi di libertà e di amore per la Patria.
Dopo gli studi a Napoli ed una prima adesione al regime borbonico, aderì con tutto l’entusiasmo di cui era capace ai principi liberali ed all’idea di uan Italia Unita dalle Alpi alla Sicilia.
Subì un lungo processo e la richiesta di condanna a morte portò alla sentenza definitiva di trent’anni di carcere duro con i ferri.
Nei bagni penali di Nisida, di Ischia, di Montefusco e di Montesarchio trascorse dieci anni della sua vita per poi essere graziato ed esiliato a Malta.
Da questa isola raggiunse, prima la Toscana e poi il Piemonte divenendo uno degli uomini di fiducia di Cavour che lo inviò a Napoli per evitare che Garibaldi proclamasse la Repubblica.
Deputato al primo Parlamento Italiano e per altre tre legislature, non fù più rieletto e fu nominato da Umberto I stroiografo del Regno.
La sua attività parlamentare fu intensissima e fra l’altro contribuì non poco alla conferma definitiva dell’Istituzione della Provincia di Benevento insieme a Carlo Torre e fu il principale fautore della legge che stabiliva definitivamente che la nuova ferrovia Napoli- Foggia passasse per Benevento togliendo così, definitivamente la ex città pontificia dall’isolamento nel quale si trovava.
Economista, storico e meridionalista di grande spessore ci ha lasciato circa trenta titoli dei suoi studi storici e socio-economici.
La sua terra di ordigine fu costantemente in cima ai suoi pensieri agevolandola senza risparmio ogni qualvolta se ne presentava l’occasione.
Fu abbandonato prima dagli elettori e poi dagli amici ed il suo valore non è riconosciuto nella sua vera valenza neanche nel nostro Sannio.
Le sue delusioni furono enormi dato che l’Italia liberale per la quale aveva sofferto e gioito era lontana dal modello cavourriano che aveva sognato.

 

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