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POLITICA

Il depuratore di Benevento, un’opera inutile e devastante per il luogo prescelto

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Di seguito la scheda illustrata oggi ai numerosi frequentatori della pista ciclabile e ai cittadini delle contrade Scafa, Pantano e Sant’Angelo a Piesco, da Antonio Medici candidato sindaco della lista “ORA- occorre reagire adesso” e dai candidati consiglieri Sandra Sandrucci, Miriam Pirozzolo, Camillo Campolongo e Vincenzo Fioretti.
***
La città di Benevento depura una percentuale bassissima dei reflui perché il Comune non ha adottato sistemi adeguati di trattamento degli scarichi fognari. Le amministrazioni Pietrantonio, Viespoli, D’Alessandro e Pepe, hanno preferito, infatti, puntare alla costruzione di un unico grande depuratore al quale collegare tutti i bocchettoni fognari che attualmente sversano nei fiumi Calore, Sabato, Serretele e nel torrente San Nicola.
Il Piano Regolatore Generale prevedeva questo impianto in località Pantano, ma nel 1989 il Consiglio Comunale decise di localizzarlo a Serretelle e dopo una serie intrigate di atti tecnici e amministrativi, nel 2004 l’appalto per la costruzione fu assegnato alla ditta IMPEC di Pozzuoli. Nel 2005, nella Conferenza dei Servizi gli ambientalisti, la ASL e l’ARPAC esprimevano parere negativo al progetto perchè il sito individuato, Marziotto – Serretelle, è in zona di alveo del Fiume Calore soggetta a rischio alluvioni e pertanto inedificabile.
Nel 2007 la Giunta Comunale decise di spostare di nuovo l’impianto a Pantano su proposta dell’Ing. Domenico Pianese, ma un anno dopo un “tavolo tecnico” promosso dal sindaco Fausto Pepe e dall’assessore Damiano con la partecipazione di tecnici, rappresentati di alcuni comitati, qualche ambientalista e l’ex segretario della Autorità di Bacino, Ing. Pino D’Occhio, proponeva di localizzarlo in “località Monte Sant’Angelo in contrada Pantano” sostenendo che tale area sarebbe “posta al di fuori della fascia classificata dall’Autorità di Bacino”. Ciò è vero se riferito al “Monte Sant’Angelo” ma è falso se riferito all’area ove dovrebbe essere costruito l’impianto che è “Sant’Angelo a Piesco”, tutta compresa dentro la fascia classificata B3 dall’Autorità di Bacino, dove è espressamente vietata la costruzione di depuratori!
La Giunta guidata da Fausto Pepe prima accetta la proposta del tavolo tecnico e poi, dopo gli scandali giudiziari che hanno coinvolto l’Udeur, ha deciso di non procedere alla aggiudicazione della gara e in data 8 marzo 2011 ha approvato un nuovo progetto preliminare per dell’impianto di depurazione sempre “in località Monte Sant’Angelo”.
A Monte Sant’Angelo però il depuratore di recente confermato dalla Giunta Pepe non si può fare per i seguenti motivi:
si trova in fascia inondabile dove è vietata la costruzione dei depuratori ai sensi del Piano Stralcio delle Alluvioni e in zona di alveo;
l’area individuata ricade nell’Oasi di Protezione Faunistico Venatoria istituita dalla Provincia di Benevento;
il sito di Monte Sant’Angelo è classificato dal punto di vista paesaggistico area protetta ai sensi della L. 1497/39, sulla quale vige il divieto assoluto di edificazione;
l’area prescelta confina con un tratto di pista ciclabile, opera pubblica che verrebbe stravolta e resa impraticabile dalla presenza dell’impianto;
è lontano oltre 3 Km. da contrada Pantano, per cui si rende necessario il prolungamento della rete fognante per colmare tale distanza;
il rilascio delle acque depurate avviene in un punto critico del corso del fiume, con il pericolo di inondazioni nel tratto successivo, verso la valle telesina.

La possibile soluzione alternativa.
Come aveva proposto la GESESA, si può utilizzare una parte del depuratore del Consorzio ASI, di Ponte Valentino promesso illegittimamente alla Luminosa che intende costruire nella zona la centrale a Turbogas. Si possono inoltre realizzare piccoli impianti di fitodepurazione dal costo contenuto, che depurano le acque in vasche con l’utilizzazione di piante apposite in modo da consentirne la utilizzazione per la irrigazione.
Il previsto depuratore centrale non ha più ragione di essere realizzato evitando, soprattutto lo sconvolgimento di uno dei migliori paesaggi fluviali della Città, la realizzazione di un’ opera pubblica in un sito vietato ed un considerevole esborso di risorse finanziarie.

 

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