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POLITICA

I ‘fasciocomunisti’: l’esperienza per la conquista di Benevento

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L’Osservatorio permanente sul doposisma (www.osservatoriosuldoposisma.com), diretto da Antonello Caporale e totalmente finanziato dalla Fondazione MIdA, ha dedicato un dossier ai “Fasciocomunisti”: si parte dalla provocazione di Pennacchi a Latina, passando per Benevento con la candidatura di Nardone fino ad arrivare alla Salerno di De Luca.Il dossier è al seguente indirizzo:
http://www.osservatoriosuldoposisma.com.
Di seguito leggiamo il pezzo dedcato a Benevento, a firma di Rocco Cirocco.

 

***

(Rocco Cirocco) “Le guerre non ci appartengono più”. Clemente Mastella riassume in modo eccellente la novità politica di Benevento. La città è alle prese con la battaglia per la conquista del Comune e a combattere c’è una bizzarra quanto originale alleanza tra generali con a seguito truppe disorientate e confuse. Clemente, la moglie Sandra e l’esercito di Ceppaloni, Pasquale Viespoli oggi capogruppo al Senato di Coesione Nazionale e i “camerati” del Sannio, tutti Fli della prima ora e poi, in continua evoluzione di pensiero, non più con Fini perché “sconcertati” da una linea politica “equivoca”. Con i due, nemicissimi da sempre, il “comunista” Nardone, scelto come candidato sindaco della coalizione denominata Pit – Patto Istituzionale per il Territorio – a cui non ha fatto mancare il proprio contributo e assenso Ciriaco De Mita attraverso i fedelissimi scudocrociati di terra sannita. I tre leader campani che sostengono Nardone in regione appoggiano Stefano Caldoro.

 

Eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nelle liste del Partito Comunista Italiano, Carmine Nardone, da sempre a sinistra, è stato per due volte Presidente della Provincia di Benevento. La prima nel ’98 con il 60 per cento dei voti in rappresentanza di una coalizione di centrosinistra; la seconda nel 2003 quando andò oltre il 73 per cento anche grazie all’aiuto dell’Udeur di Mastella.

 

Le vicende di Benevento sono già un caso nazionale. Niente più ideologie, niente più lotta e forse niente più politica. Tutto diventa improvvisamente eccessivo e inutile. Tutto tranne loro, i politici che resistono – ed esistono – anche quando approdano al superamento di ogni differenza. Li ritrovi sempre i capi, ripuliti e rieducati, pronti ad una nuova avventura. Del resto né Mastella, “né Nardone, né Viespoli devono far carriera”. Desta, sinistra e mastellismo, dottrina politica a se, uniti per il territorio. Solo ed esclusivamente per Benevento, a favore del supremo interesse per una città che – dicono – sta precipitando.

 

Ma la storia, quella fatta prima della grande alleanza, o meglio, quella antecedente al “Papocchio Istituzionale per il Territorio” come lo definiscono gli avversari, ci racconta di scontri spietati e parole pesanti. Chi non le ricorda le accuse lanciate dal Senatore Viespoli nei confronti di Mastella, gli attacchi a quell’esempio di meridionalismo che tratteggia l’immagine di un sud legato all’assistenzialismo, alla lottizzazione, al clientelismo. Il mastellismo come “un bene da debellare” – parole di Viespoli – quando l’alleato di oggi Mastella veniva accolto e accomodato in Europa da Berlusconi. Per non parlare della vicenda giudiziaria relativa a “Quattro Notti e più di luna piena”, la mega manifestazione estiva ideata dalla signora Sandra, ex Presidente del Consiglio regionale della Campania oggi consigliere. Fu il Senatore Viespoli a richiedere accertamenti e verifiche sul rispetto dei principi di pubblicità, trasparenza e pari opportunità in ordine alla gestione di risorse pubbliche utilizzate per gli eventi concesse dalla Regione Campania. La magistratura, puntuale, ha dato credito a queste e altre voci. Tra gli indagati, oltre a lady Sandra, anche suo figlio Elio presidente dell’associazione Iside Nova onlus che gestisce l’evento. Ma Viespoli, sollecitato dalla stampa e stuzzicato dalla nemica beneventana (ma alleata romana) Nunzia De Girolamo, dichiara: “l’avvio della denuncia non è mio, ma me ne assumo però la responsabilità politica”.
Altrettanto si può raccontare dell’attuale candidato sindaco Nardone e, in particolare, delle attenzioni da parte di Viespoli per la gestione della cosa pubblica durante i mandati da presidente. L’ex missino, già alleatino, due volte sottosegretario, dimessosi per fondare Fli e, pentito, ritornato a casa dal Cavaliere, non le ha mai mandate a dire. Perplesso per i viaggi in America dell’ex presidente Nardone, per lo sperpero di risorse e, in particolare, per la distribuzione di poltrone nelle agenzie provinciali e tanto tanto altro. Del resto i due erano l’uno a destra e l’altro a sinistra espressioni massime della opposta politica fino a pochi mesi fa. Il discorso è diverso per il tatticismo mastelliano, negli anni un po’ di qua e un po’ con l’altra parte.

 

Ma a Benevento non mancano i risentimenti. E gli avvertimenti. Carmine Nardone, forse un po’ imbarazzato, alcuni giorni fa ha inviato una lettera di diffida al direttore de “Il Quaderno” Carlo Panella. Addirittura con due distinte note pubblicate on line su quaderno.it si è detto contrariato perché proprio non gli va giù di essere definito a capo di una coalizione di centrodestra. Non solo, ma in tale “aggettivazione” del Quaderno si individua un “disegno preordinato e mistificatorio in urto con le regole del giornalismo”. E quindi minaccia azioni giudiziarie.

 

Comunque, nonostante tutto, la novità sono loro. Tanto che gli avversari non fanno che dare addosso alla triplice. Il primo è il sindaco uscente di centrosinistra Fausto Pepe, a cui la coppia di Ceppaloni ha riservato un rancoroso e risentito trattamento. Il traditore Pepe, sindaco eletto in quota Udeur ma accasato nel Pd subito dopo la retata che colpì la famiglia e in cui incappò anche lui stesso. Dopo una faticosa lotta interna è riuscito a farsi ricandidare. Ha tribolato a lungo, sotto minaccia delle primarie, ma alla fine l’ha spuntata non si sa a quali condizioni. Resta però un “Giuda e signor nessuno” per Clemente Mastella e “un essere minuscolo” per la consorte. Lady Mastella aggiunge che Fausto Pepe è una sua creatura. “L’ex sindaco – dice Sandra in un incontro con elettori e fedelissimi – ha chiesto e tante volte è stato esaudito e deve dire grazie a me, a Clemente, a tutto il partito e a voi che lo avete votato. E’ un ingrato!”.

 

“Durante la sua campagna elettorale nel 2006 – ha aggiunto la Lonardo – sono stata vicino a Pepe come una madre e appena fu eletto organizzai incontri con professori universitari per erudire l’allora sindaco su progetti che fossero realizzabili”. E più Pepe parla più si alza lo scontro. Addirittura il 13 aprile ventuno consiglieri comunali di Benevento hanno firmato le proprie dimissioni, sciogliendo di fatto il consiglio e sfiduciando il sindaco. Davanti al notaio, a venti giorni dalla naturale scadenza, si sono presentati dieci consiglieri del gruppo “’Territorio è liberta” che fanno capo a Viespoli, un consigliere dell’Udc, quattro aderenti al gruppo Udeur-Popolari per il Sud e sei provenienti dalla maggioranza. L’operazione è riuscita al secondo colpo. Il primo tentativo era fallito poche settimane prima. Qualcuno non era convinto, dubitata. Poi qualcosa è cambiato. L’operazione, secondo Pepe, ha avuto un regista occulto: Carmine Nardone.

 

E poi lei, Nunzia De Girolamo, la Carfagna del Sannio. Ha fatto pulizia nel partito del Cavaliere e in questa campagna elettorale sfotte e dice: “per come stanno andando le cose, non vedo l’ora di sentire l’amico Nardone cantare “Meno male che Silvio c’è” ed i compagni Viespoli e Mastella “Bandiera Rossa trionferà”. Il suo candidato è l’avvocato Raffaele Tibaldi, ex socialista approdato al Pdl dopo breve sosta nell’Udeur.
Defilato ma battagliero Antonio Medici, ex assessore della giunta Pepe di Rifondazione Comunista dimessosi per volontà del partito perché “incompatibile con l’Udeur” nei giorni della schizofrenia politica che ha portarono alla caduta del Governo Prodi. Medici è il quarto candidato sindaco della lista Ora (Occorre Reagire Adesso) contro tutto e contro tutti.

 

La confusione genera caos. A Benevento tutto è incerto e indistinto è l’orizzonte politico della città. Tutti hanno le loro ragioni e solo uno vincerà. Dopo tutto, come dice Nardone, “non conta il colore del gatto, basta che prenda i topi”.

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