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Palazzo Casalbore, mistero di Pago Veiano…

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(lucia gangale) Al’inizio della campagna elettorale (a maggio a Pago Veiano si vota per il rinnovo del consiglio comunale), capita di chiedersi se, al di là dei soliti personalismi, i candidati in lizza (tre liste) si siano guardati un po’ intorno per interrogarsi sulle incompiute di questo ameno centro del Sannio. La posizione invidiabile – vicino alla città e contemporaneamente immerso nel verde, con un belvedere da fare invidia a tutti gli altri centri del Sannio – ne farebbe un centro di richiamo turistico, se solo vi fosse un minimo di programmazione ed un po’ di attenzione alla cultura che genera eventi di richiamo. Pura fantascienza in tale contesto, sul quale, ultimamente, anche osservatori lontani da sempre dalla terra di origine si affaticano a volere dare improbabili spiegazioni giornalistico-ambientali-sociologiche…
Tanto, comunque, sarebbe se si iniziasse dall’attenzione per i territorio. L’estetica è migliorata, certo, ma alcuni misteri restano…
Non parliamo, stavolta, di palazzo Polvere a corso Margherita. Ormai non è più un arcano che il degrado che da sempre lo interessa, non è dipeso da negligenza dei proprietari, ma dall’atteggiamento di amministratori distratti, i quali non hanno mai dato risposta alle numerose sollecitazioni e raccomandate loro pervenute in questi anni (a richiesta, sarò lieta di fornire la documentazione in mio possesso).
Nemmeno un mistero è che l’incuria del tempo e degli uomini abbia fatto andare in rovina la Torre di Terraloggia.
Piuttosto oscura resta, ad oggi, la destinazione di palazzo Casalbore, al centro di una zona denominata “Occhio”. Dopo anni dal restauro, che ne ha ridotto la sagoma, l’unica funzione ad oggi sembra essere solo quella di parcheggio. Nessun uso, nessuna fruizione, nessuna funzionalità specifica lo interessano. Potrebbe averne tante: centro per anziani, museo ristorante caffetteria, luogo di ritrovo per persone di tutte le età… Una opzione non esclude l’altra.
Ma ancora più interessante sarebbe conoscere come, tra il palazzo e le graziose case in pietra del progetto “Occhio”, si trovi un’enorme vano destinato a discarica, dove trovare di tutto, come si può vedere dalle foto. Sono felici, gli abitanti della zona, di abitare proprio al di sopra di una maleodorante discarica parte al coperto e parte a cielo aperto? Con tutte le tasse – triplicate – che nell’anno in corso hanno pagato per il servizio spazzatura?