SOCIETA'
Sviluppo, Benevento è la centesima provincia d’Italia

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“L’elevato divario” che divide in termini di sviluppo il Sud dal resto del Paese permane “in tutta la sua gravità”, con un gap che riguarda non solo il pil ma anche gli aspetti sociali del territorio e la qualità della vita che vi si riscontra. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto di Confindustria sugli ‘Indicatori economici e sociali regionali e provinciali’, curato annualmente dall’area Mezzogiorno dell’associazione degli industriali.
Posta uguale a 100 la media nazionale del periodo 2008-2009, l’indicatore sintetico elaborato nel volume raggiunge un valore di 113,2 nel Centro Nord, mentre si ferma a 75,0 nel Mezzogiorno. Al top dello sviluppo nazionale di pone Milano, con un valore di 145, mentre all’estremo opposto si piazza Enna, a 61,2, ovvero a 84 punti di distanza dal capoluogo lombardo. Attenzione, però, alle cose nostre: Benevento è al centesimo posto, con un indicatore di 66.15 (in Campania la segue comunque Caserta, con 62,07). Il resto della regione veleggia fra il top Salerno (87° posto, con 72,90) e le collocazioni ugualmente basse (91° e 92° rispettivamente) di Avellino (71,81) e Napoli (70,33).
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Il volume di Confindustria raccoglie gli indicatori più significativi relativi agli aspetti economici generali, a quelli settoriali e finanziari e a vari altri fenomeni d’interesse preminente del mondo produttivo, per un totale di oltre settanta variabili, analizzati per provincia, per regione e per ripartizione geografica. Si tratta di un data base molto dettagliato che costituisce un importante riferimento per approfondire la conoscenza delle realtà locali e che viene incontro alle esigenze informative poste da diversi campi di indagine: da quelli riguardanti i quadri comunitari di sostegno, alla programmazione negoziata; dal marketing territoriale, allo sviluppo sostenibile, e così via.
Il volume è completato dalla elaborazione di un indice sintetico di sviluppo che fornisce una visione d’insieme dei dati contenuti, dando conto dei livelli di sviluppo raggiunti da ciascuna provincia e di aspetti particolari del benessere sociale. Le serie elementari che compongono l’indice ammontano a 15 (contro le 11 degli anni precedenti) 8 delle quali riflettono dati di “consistenza” (ad esempio, le forze di lavoro, il numero delle imprese extragricole, il valore complessivo dei depositi bancari, il numero di autovetture circolanti, ecc.) e sette riferite a dati “di flusso” (ad esempio, il valore delle esportazioni, i finanziamenti erogati dal sistema bancario, i consumi totali di energia elettrica).
L’indice sintetico mostra, innanzitutto, come Milano si ponga al vertice dello sviluppo nazionale: esso supera, infatti, in misura apprezzabile quello di tutte le altre province e raggiunge un valore superiore del 45% rispetto alla media nazionale.
Il gap tra le due ripartizioni, appunto Centro-Nord e Mezzogiorno, non è molto diverso da quello che si avrebbe se si considerasse il solo indicatore del PIL pro-capite, a conferma di un ritardo delle regioni meridionali non solo economico, ma anche sociale e di qualità della vita.
Evidentemente, ancora più marcati sono i divari di sviluppo a scala provinciale: l’ultima provincia in graduatoria, Enna, presenta un valore dell’indicatore pari a 61,2, inferiore di circa 84 punti rispetto a Milano. Inoltre, ben 15 province, tutte del Mezzogiorno, presentano valori dell’indicatore inferiore di 30 punti rispetto alla media nazionale e di oltre 43 punti rispetto alla media del Centro Nord.