Generica
Chiusa la stagione venatoria: 800 le verifiche effettuate

Ascolta la lettura dell'articolo
Il 30 gennaio scorso si è conclusa la stagione venatoria per l’anno 2010-2011 e il Corpo Forestale dello Stato ha in sede di bilancio analizzato i risultati conseguiti.
“Sono state effettuate circa 800 verifiche e controllati più di 680 cacciatori.
I controlli hanno messo in evidenza attività illegali per le quali sono state inoltrate alla competente Autorità Giudiziaria diciannove comunicazioni di notizie di reato con il deferimento di sette persone.
Tra i casi di rilevanza penale rientrano i sequestri di 13 richiami acustici elettromagnetici, vietati per legge; sono state sequestrate anche n. 6 gabbie e n. 5 reti utilizzati per la cattura di cardellini; dall’operazione anti-uccellagione è stato possibile recuperare e liberare, nell’immediatezza, sul posto, n. 41 cardellini vivi, destinati ad alimentare il mercato illegale delle specie protette. Non sono mancati episodi di bracconaggio nelle aree protette ove, per alcuni casi, i cacciatori di frodo sono stati costretti a darsi alla fuga per sfuggire alle pattuglie forestali, prontamente intervenute, non potendo recuperare le carcasse degli animali appena abbattuti.
Le sanzioni amministrativi contestate sono state n. 40, per un importo complessivo superiore ai 6.000,00 euro.
I controlli venatori hanno riguardato anche la verifica dell’anagrafe canina, relativamente ai cani al seguito dei cacciatori e sono state elevate 22 sanzioni amministrative per un importo pari ad euro 3.388,00”.
Il quadro generale permette di rilevare che “le maggiori infrazioni sono state riscontrate nella fase iniziale della stagione venatoria fino a ridursi apprezzabilmente verso la fase conclusiva.
Sembra, quindi, potersi sostenere che la sinergica azione svolta dal personale forestale, per l’aspetto della prevenzione, abbia favorito l’espletamento dell’attività di caccia con un elevato rispetto per l’ambiente e concreto senso civico.
Sul fronte della repressione, spesso i bracconieri sono stati costretti a rinunciare e/o a ridurre o pur anche a spostare in avanti la caccia di frodo. Il fenomeno del bracconaggio resta comunque rilevante ed incide notevolmente sulla fauna autoctona. Nell’intento di preservare la fauna selvatica e l’ambiente dall’azione illegale di cittadini poco rispettosi della legge e delle stesse comunità locali, il Comando è sistematicamente impegnato su più fronti dove la caccia è uno degli elementi che compongono il più variegato sistema delle attività svolte in difesa dell’ambiente, per la conservazione degli ecosistemi e della biodiversità”.